La videosorveglianza a Milano – by Chiara Fonio

Le telecamere sono state introdotte nella città di Milano con fini di deterrenza, di miglioramento della vivibilità e fruibilità dei parchi, di incremento della percezione di sicurezza nei cittadini e infine, per migliorare gli interventi delle forze pubbliche. Le prime installazioni risalgono al 1997 e sono la tangibile espressione della politica di sicurezza inaugurata dall’Amministrazione comunale dell’attuale sindaco Gabriele Albertini.

Milano è una delle prime città italiane nella quale vengono utilizzati i sistemi di videosorveglianza. L’esperienza del capoluogo lombardo va inserita nel diverso approccio locale nei confronti della sicurezza urbana sviluppatasi all’interno dell’Assessorato alla Sicurezza e alle Periferie, un approccio che conferma una notevole complessità difficilmente riducibile alla monolitica dimensione del controllo. Si sviluppa in quegli anni una specifica attenzione nei confronti del territorio urbano inteso come area vulnerabile all’interno della quale occorreva isolare le zone più a rischio di altre al fine di concentrare maggiormente gli sforzi in termini di sicurezza.  Nel 1998 viene infatti istituito il servizio di “Vigile di quartiere” che aveva una competenza diretta su una base territoriale limitata. I vigili di quartiere sono stati impiegati in aree individuate tramite le costruzioni di mappe del rischio. Va inoltre ricordato che in Lombardia fu approvata una legge regionale sulla sicurezza il 14 aprile 2003[1] . Potrebbe essere interessante ricordare brevemente gli articoli inerenti alle finalità perseguite e i finanziamenti (artt. 3 comma 2 lett. A, 25, 28) all’interno dei quali si identificano 14 categorie di azione specifiche, quasi tutte di natura preventivo – situazionale e tecnologica. Progetti di questo tipo sono finanziati fino a un massimo del settanta per cento delle spese previste per la sua realizzazione. Queste scelte sono indicative del modello di prevenzione che la Regione ha inteso adottare che si concretizza in misure preventive espressamente rivolte al contesto fisico attraverso l’utilizzo di mezzi tecnologici. Tra questi ultimi va inserita anche la videosorveglianza.

Entrando più dettagliatamente nel merito delle politiche di sicurezza, occorre sottolineare che esse sono state considerate come un’assoluta priorità dell’Amministrazione Comunale in carica dal 1997. Il “cambiamento di scenario” introdotto con i vigili di quartiere, è stato caratterizzato anche da un cospicuo investimento economico e sociale nei confronti della videosorveglianza. Come si legge nella dichiarazioni del Vice Sindaco De Corato, “dal ’97 a oggi sono stati investiti oltre 28 milioni e 500 mila euro per installare impianti di videosorveglianza e rendere più sicuri i parchi e le aree strategiche della città”[2]. Continua De Corato “il capoluogo lombardo ha investito in maniera significativa sul binomio controllo – tecnologia. Il modello Milano […] ha effettuato ingenti investimenti per la riorganizzazione dei corpi di polizia e per l’innovazione tecnologica degli strumenti di controllo del territorio” . L’investimento di tipo “sociale” ha invece riguardato sia il tentativo di contrastare la micro criminalità, sia l’impegno per risanare alcune aree verdi, come il Parco Sempione, in modo da renderle maggiormente sicure e, di conseguenza maggiormente fruibili da parte degli utenti. La riqualificazione dei parchi è passata anche attraverso l’utilizzo di questo mezzo tecnologico e l’attenzione nei confronti dei pochi ma preziosi “polmoni verdi” di Milano non si è spenta nel corso degli anni: le zone in questione sono quelle che presentano il maggior numero di telecamere.

La sorveglianza elettronica alla quale facciamo riferimento è unicamente la videosorveglianza pubblica anticrimine monitorata da agenti della polizia municipale insediati nei posti di controllo locale e nella Centrale Operativa di via Beccaria. E’ perciò esclusa la videosorveglianza ai semafori, attuata tramite telecamere installate che si attivano nel momento in cui scatta il rosso inquadrando e registrando la targa dei veicoli in transito. Le telecamere utilizzate per la prima finalità sono circa 450 e sono distribuite in modo capillare sia in aree verdi, quali i numerosi parchi cittadini, sia nelle zone considerate maggiormente vulnerabili, come la Stazione Centrale. Nonostante la Centrale Operativa di via Beccaria coordini e gestisca le attività del Corpo di Polizia Municipale di Milano e di conseguenza riceva le immagini provenienti dalle telecamere installate nelle diverse aree della città, il monitoraggio effettivo del territorio viene fatto dai posti di controllo locale (d’ora in poi p.c.l). Con l’espressione di monitoraggio effettivo ci riferiamo al fatto che il controllo delle diverse aree della città sottoposte a videosorveglianza è di tipo locale. Nei p.c.l si trovano infatti due o più operatori della Polizia locale che hanno l’opportunità di brandeggiare le telecamere nonché di intervenire nel caso in cui notino dei comportamenti devianti o delle situazioni a rischio. Le telecamere sono generalmente associate alle colonnine SOS, ovvero delle colonnine di emergenza tramite le quali i cittadini in difficoltà possono comunicare con gli operatori. Questi ultimi hanno la possibilità non solo di parlare con chi richiede il loro intervento, ma anche di visualizzare sui monitor l’individuo che ha premuto l’allarme. Una volta attivato, infatti, la telecamera più vicina si posiziona automaticamente sulla colonnina.

Le telecamere utilizzate sono a colori e si possono distinguere in due tipologie: quelle fisse e le speed dome. Mentre le prime non permettono il brandeggio da parte dell’operatore, le speed dome, altrimenti dette “a cupola” a causa della loro forma, consentono un brandeggio di 360°.Quasi tutte le telecamere utilizzate nelle zone ritenute maggiormente a rischio appartengono a quest’ultima categoria, e sono dotate di un’alta risoluzione e di potenti zoom digitali. Un’altra caratteristica tecnica di particolare importanza sono le cosiddette “posizioni di ronda”. Attraverso le telecamere brandeggiabili, infatti, si ha la possibilità di programmare alcune posizioni di “preset”, ovvero di cambio automatico di angolatura. Nonostante le posizioni di ronda siano pre impostate su un cambio di angolatura che avviene all’incirca ogni 10 secondi, il comando di zona può intervenire modificando tali impostazioni o “fermando” la ronda di una o più telecamere per un periodo di tempo limitato. Le posizioni di preset presentano il vantaggio di evitarel’intervento continuo dell’operatore e garantisco una “copertura” ad ampio raggio.

Negli ultimi anni il Comune di Milano ha dimostrato di avere una particolare sensibilità e attenzione nei confronti della videosorveglianza. Oltre al miglioramento tecnico del sistema, è stato approfondito anche il tema della percezione della sicurezza e delle telecamere da parte dei cittadini. Queste ultime finalità si sono concretizzate nello svolgimento di una ricerca durante il 2005. La ricerca si è avvalsa del questionario utilizzato dal team europeo Urban Eye adattato alla realtà milanese. L’adattamento del questionario rende lo studio particolarmente interessante: si ricorda che la ricerca comparativa “Urban Eye” è di notevole importanza in quanto, con l’obiettivo di comprendere l’atteggiamento dell’opinione pubblica nei confronti della videosorveglianza, ha coinvolto cinque città europee (Berlino, Budapest, Londra, Oslo e Vienna) per un totale di 1001 persone intervistate tra il giugno e l’ottobre del 2003. La ricerca svoltasi a Milano ha voluto anche approfondire esigenze specifiche quali quelle dei negozianti, i cui esercizi commerciali sono stati spesso oggetto di atti di microcriminalità. In tutto sono state eseguite 501 interviste personali ad un campione rappresentativo di cittadini (la popolazione di Milano è di circa 1.247.052 persone)[3]  residenti nelle diverse aree di Milano prese in analisi: il campione è stato probabilistico stratificato in base al genere e all’età. I quartieri, individuati in base alla ripartizione fornitaci dal Comune, sono stati San Siro, Stadera e Fulvio Testi, mentre i parchi sono stati Alessandrini, Basiliche, Parco delle Cave, Largo Marinai d’Italia e il Sempione. Per quanto concerne i negozianti, invece, si è trattato di un campione casuale di tipo probabilistico. In particolare, sono state effettuate 200 interviste personali a un campione rappresentativo di esercizi commerciali equamente suddivise tra quanti hanno realizzato interventi di sicurezza finanziati dal Comune da oltre un anno, ed esercizi che non hanno realizzato alcun intervento. Rispetto ai cittadini intervistati nelle altre cinque città europee, i milanesi sono quelli che associano maggiormente la videosorveglianza alla percezione della sicurezza, nonostante siano consapevoli dei rischi di invasione nei confronti della privacy. Le telecamere sembrano essere ampiamente accettate negli spazi aperti pubblici come i parchi o i trasporti, mentre possono infastidire in luoghi chiusi. Si è inoltre riscontrato un alto grado di fiducia dimostrato nei confronti delle forze dell’ordine, le uniche che si ritiene debbano essere preposte al controllo delle immagini registrate nonché  le forze che per eccellenza sono associate all’idea della sicurezza.

In sintesi, possiamo affermare che Milano si sia imposta come un “modello” nell’ambito delle politiche di sicurezza nazionale che utilizzano tecnologie di avanguardia con fini di deterrenza e prevenzione della criminalità. I dati della ricerca hanno inoltre messo in luce l’accettazione della videosorveglianza da parte dei cittadini milanesi i quali, pur consapevoli dei rischi connessi all’utilizzo di tale strumento, hanno espresso un atteggiamento nettamente positivo nei confronti delle telecamere.

Chiara Fonio

[1] Legge regionale n.4 “Riordino e riforma della disciplina regionale in materia di polizia locale e sicurezza urbana”

[2] Informazioni tratte dal sito http://www.comunedimilano.it

[3] Dato tratto dal sito : http://www.provincia.milano.it/portale/spaziocomuni/dati_popolazione.html