Manchester: attacco alla Gran Bretagna, all’Europa, al Mondo – by Marco Lombardi

Ci ritroviamo a parlare dell’ennesimo attacco terroristico perché su questa definizione non si discute: questa non è supposizione ma una evidenza per gli effetti della azione, indipendentemente dalle sue motivazioni.Aggiungere altro in questo momento è prematuro. Proviamo allora a esplicitare le linee di lavoro per arrivare a una comprensione di quanto accaduto.

Capisco che questo sembra essere un ragionamento molto freddo ma la comprensione, da parte di chi analizza, così come la consapevolezza, da parte dei cittadini, sono i prerequisiti per vivere affrontando i rischi e assicurare alla giustizia i colpevoli di questi gesti.

Proviamo a mettere in fila alcuni punti – non tutti ma solo quelli relativi a questo episodio e ai suoi contorni  – su cui si lavora:

  • Manchester è uno storico bacino di reclutamento sia di Al Qaeda sia di Daesh, con presenza islamista rilevante, in cui anche l’attaccante a Westminster (22 marzo 2017) aveva forti appoggi.
  • Gran Bretagna: avviata alle elezioni generali previste il giorno 8 giugno. Spesso gli appuntamenti politici hanno coinciso con la timeline degli attacchi. Perché obiettivo del terrorismo è interferire nelle politiche dei nemici.
  • Presidente Trump: il terrorismo diventa certamente protagonista assoluto dei prossimi incontri, dinamizzando le relazioni tra i partner (Nato, G7, etc.), complicandole nella necessità imperiosa dettata dagli eventi di trovare una soluzione al terrorismo in un quadro non coerente, tra i partner, sulle azioni da intraprendere. A cominciare da una possibile richiesta di Trump ai rinforzati amici sauditi per averli partner nella lotta.
  • Modus operandi: sembra che il suicida sia entrato alla fine del concerto. In pratica quando tutti ormai tirano il fiato e la tensione scende. Si tratta di una novità che indica premeditazione e una certa cura. L’ordigno, al contrario, un classico tra i più promossi nel training da terrorista. In ogni caso, la semplicità della azione rilancia la diffusione capillare del terrorismo non legato ai combattenti formati.
  • Attacco suicida: non eravamo più abituati a questi attacchi, ma piuttosto ad attacchi di tipo militare. E’ interessante notare che il 13 maggio scorso Hamza Bin Laden (28 anni), figlio del fondatore di Al Qaeda Osama Bin Laden, ha lanciato un suo audio messaggio intitolato “Advices from Martyrdom-Seekers in the West”: qui invita non partire ma colpire in occidente con operazioni suicide. (https://www.itstime.it/w/bin-landen-richiama-agli-attacchi-suicidi-by-m-maiolino/). Si tratta di un effetto “Bin Laden”, che riconduce alla storica presenza qaedista a Manchester?
  • Il target è un teatro, un concerto: non si tratta di una novità ma si tratta di obiettivi suggeriti anche nell’ultimo numero del magazine di Daesh (Rumiyah 9), pubblicato il 4 maggio. Nella usuale serie “Just terror”, in riferimento agli automezzi, si invita a colpire festival, celebrazioni, parate, etc.. Nell’articolo che segue “Just terror tactics. Hostage-taking”, solo nella versione in lingua inglese del magazine dunque rivolto al pubblico internazionale, si indicano come bersagli: night club, cinema, centri commerciali, ristoranti, sale da concerto, campus universitari, piscine pubbliche, piste di pattinaggio coperte. E si suggerisce di prendere alcuni ostaggi per rallentare la risposta e aumentare l’eco mediatico. La pratica della presa di ostaggi, abbastanza complessa da gestire e comprensibile in una operazione militare, non è stata adottata a Manchester. Ma il target è tra quelli indicati.
  • Tra le vittime tanti bambini e famiglie: si tratta dei bersagli preferiti per “colpire alla pancia”, nella sua dimensione affettiva, l’Occidente: quando come ieri i bambini vengono uccisi in un attacco; quando come sta accadendo nei rilanci islamisti via social media sono indicati come le vittime dei bombardamenti contro Daesh; quando da Daesh vengono mostrati come spietati assassini del Califfato. Si tratta di una forma comunicativa che ha sostituito la serie delle precedenti decapitazioni con quella dei bambini assassini/assassinati per ottenere i medesimi risultati. Non mi sorprenderei se l’attaccante fosse di poco più vecchio delle sue vittime.
  • I Social Media stanno rilanciando ampiamente l’esultanza dei terroristi islamisti. In attesa di una rivendicazione formale. Ma i social sono anche densi di sorprese, come il twitter dell’immagine qui sotto, di un account sospeso, la cui data e ora incrociate insieme al luogo di pubblicazione potrebbero essere interessanti rispetto la comprensione di segnali premonitori, utili a ridurre l’imprevedibilità di questi attacchi. Se poi fosse l’attentatore saremmo arrivati alla dichiarazione pubblica preliminare. Ma questa, che è una pura illazione, trova spazio in una realtà ancora fortemente caratterizzata dall’incertezza, accentuata da tutte le rivendicazioni “fake” che popolano al momento la rete.

Insomma tanti punti aperti su cui lavorare.