L’attacco a Barcellona ha innescato una serie di eventi (dalla Finlandia alla Russia) che richiedono una quantità di riflessioni che non si esauriranno rapidamente. Per esempio richiedono una valutazione l’effetto domino che si è generato; le modalità operative di un’apparente nuova forma organizzativa dell’attentato veicolare; le specifiche ragioni che coinvolgono la Spagna dopo tempo, con una quasi replica di Atocha2; quale sarà lo scenario del terrorismo post-Califfale. Ma altre riflessioni ancora si possono aggiungere. Continue reading
All posts by Alessandro Burato
Prima Barcellona, poi Turku, poi…? – by Burato, Giacalone, Pastorello e Spagna
Perché la Spagna? Perché Barcellona? L’interrogativo che ci si è posti sin dalle prime ore dopo l’attacco avvenuto nella capitale dalla catalogna, non può certo trovare facile risposta, specie all’indomani di un giorno durante il quale, come solitamente avviene durante una situazione critica, la confusione era elevata. Le informazioni che al solito circolano nell’immediato non fanno altro che aumentare il caos: un furgone o due? Quanti erano i terroristi? Erano o non erano asserragliati all’interno di un ristorante? L’uomo identificato per aver affittato i furgoni era stato arrestato o si era presentato spontaneamente al commissariato di Girona denunciando il furto dei documenti? Continue reading
Attacks in Spain: operational questions and answers – by Maria Alvanou
Yesterday a terror attack in Barcelona caused the tragic death of people and once more put Daesh in the spotlight. A question started to be articulated in the media: “why Barcelona?” Well, this question has a simple answer: “why not Barcelona?” Evaluating a target of a terror attack, one must think in terms of operational success. Terror operatives choose where and how to hit according to assessments that have to do mainly with access to target, magnitude of the attack and impact of the deadly actions. Continue reading
La rete jihadista ceceno-balcanica in Italia ed Europa – by Giovanni Giacalone
Lo scorso 5 luglio veniva arrestato a Foggia il trentottenne ceceno Eli Bombataliev: i reati ipotizzati nei suoi confronti sono associazione con finalità di terrorismo internazionale e istigazione a commettere delitti. Continue reading
Daesh terrorist activity in Israel: palestinian limitations – by Maria Alvanou
Israel has been battling with operational methods like suicide bombings, car ramming and knife stabbings against its citizens for years now. During the second Intifada male and female suicide bombers left their deadly mark, while during the present so called “third Intifada” knife attacks spread death and injury. Long before Europeans mourned for attacks like in the Manchester concert with adolescent victims, Israel had to bury teenagers who frequented the Dolphinarium discotheque in Tel Aviv after a suicide bombin. Continue reading
Qui la sicurezza è garantita – by Alessandro Burato
A Parigi è stata siglata un’intesa tra i diversi siti turistici, gli alberghi, i negozi e i musei per condividere gli sforzi di sicurezza tra tutti gli operatori del turismo. D’ora in poi, chi aderirà all’intesa, potrà affiggere una nuova vetrofania, oltre al certificato di eccellenza di TripAdvisor, con la scritta “securi-site”, che certifica che il luogo ha valutato i rispettivi dispositivi di sicurezza, ha formato il proprio personale, ha disposto l’utilizzo delle tecnologie necessarie a supporto e ha apportato modifiche infrastrutturali, laddove necessarie. Continue reading
Mosul: distrutta la moschea di al-Nuri, la culla del Califfato – by Daniele Plebani
Durante l’offensiva del 21 giugno per scacciare lo Stato Islamico da Mosul, le forze dalla Coalizione hanno filmato la distruzione della Grande Moschea di al-Nuri da parte dei terroristi. Quando le truppe governative si sono trovate a circa 50 metri dal monumento, i miliziani hanno fatto detonare le cariche esplosive riducendo il sito a un cumulo di macerie. Continue reading
Resort Le Campement in Mali: ancora il turismo nel mirino del jihad – by Marco Maiolino
Domenica scorsa, 18 giugno, un commando di miliziani jihadisti ha attaccato il resort Le Campement in Mali – struttura alberghiera di lusso di Dougourakoro, località situata a circa 30 minuti a sud-est della capitale Bamako – prendendo decine di ostaggi e uccidendo 4 persone. Durante la consecutiva operazione di contro-terrorismo per la liberazione del resort dalla minaccia, le forze speciali maliane e francesi hanno liberato 60 persone (delle quali almeno 13 cittadini transalpini), eliminato 4 assalitori ed arrestato altri 5. Alcuni membri del commando risultano essere tuttora in fuga. Continue reading
Back in the days: perché l’attack-stream che sta colpendo l’Europa dal 2015 non ci dovrebbe sorprendere – by Emilio Palmieri
L’attacco di sabato sera 3 giugno 2017 e’ l’ultimo di una serie di eventi che, in maniera significativa dal 2015, hanno insanguinato il Vecchio Continente ad opera di individui (piu’ o meno collegati a network strutturati) che si sono ispirati al salafismo jihadista militante, contro target di opportunita’ e per mezzo di un “armamento” di tipo principalmente low-tech. Continue reading
Australia: un tipico attacco nel nome del Daesh – by Matteo Vergani
Lunedì sera un ventinovenne australiano ha ucciso il portiere di un palazzo di Brighton, ricco quartiere di Melbourne, ferito tre poliziotti e preso in ostaggio una ragazza (una escort chiamata poco prima dallo stesso rapitore) poi liberata da un’azione della polizia. Durante il blitz, l’uomo è stato ucciso. Continue reading
Torino: panico o comportamento corretto a risposta sbagliata? – by Davide Scotti
L’episodio di Torino è coerente con il clima di tensione cronica a cui ciascun cittadino occidentale è sottoposto ormai da diversi anni. Le numerose e continue descrizioni di eventi terroristici hanno reso un’esperienza prima alquanto rara oggi assolutamente probabile nell’immaginario collettivo e così un petardo oppure un rumore inatteso diviene ragionevolmente un attacco terroristico. Continue reading
Attacchi chimici e Missili americani: le Fonti sono attendibili? – by Gabriele Mori
In buona sostanza, la più grande fonte d’informazione e di statistiche sulla guerra civile siriana è, fino a prova contraria, un solo uomo. Scrive sulla Siria da casa sua, nella campagna del Regno Unito a migliaia di chilometri dai teatri del conflitto. Possiede solo “strumenti semplici”, ha un passato politico nettamente di parte e riceve per il servizio offerto denaro da un paese non definito che ipoteticamente ha tutto l’interesse acché quest’uomo rimanga una fonte informativa sulla tematica. Continue reading