COVID-19. Dalla business continuity alla social continuity: società, criminali ed estremisti alla prova del coronavirus  – by Daniele Plebani

Il “fenomeno COVID-19” sembra espandersi su due direttrici principali: da una parte la pandemia del virus, dall’altra l’infodemia delle notizie. In realtà queste due linee sono intimamente intrecciate in una osmosi il cui risultato risulta volatile, mutevole, facilmente esposto a manipolazioni e attacchi sia nel Web che nella realtà fisica[1].

Diverse entità potrebbero cercare di approfittare di questa situazione[2], dalle organizzazioni criminali ai vari estremismi, ognuno con propri scopi e metodi ma tutti con la necessità di passare attraverso lo scontro più o meno aperto soprattutto con le istituzioni statuali. In che modo?

Cambia il paradigma, mutano i termini

La sfida posta da COVID-19 sembra essere affrontata in modo settoriale, quasi a compartimenti stagni: in questo primo periodo il paradigma sembra approcciare prima la crisi sanitaria, poi quella economica, poi quella sociale e così via. In realtà per leggere correttamente questo fenomeno è necessario comprendere come la sfida trascenda le singole issues e tenda a legare molteplici attori, dando forma a una minaccia comprensiva che richiede letture olistiche. In questo senso si intende fornire alcuni spunti interpretativi, elementi del “nuovo paradigma” portato da COVID-19 secondo una chiave di lettura per la quale:  

  1. Il “generale COVID-19”, solo parzialmente assimilabile al “generale inverno”, imporrà almeno nelle prime fasi del suo impatto un mutamento negli spazi e nei tempi di azione delle società colpite, sia distanti che prossime. Non solo le attività economiche e sociali strictu sensu ma anche il warfare subirà dei profondi mutamenti;
  2. L’incertezza di fronte a un avversario nuovo come il COVID-19 è fisiologica, tuttavia i diversi e talvolta confliggenti approcci di contenimento da parte di alcuni Stati e le reazioni della popolazione potrebbero produrre un pericoloso “indotto dell’incertezza”, facile preda di manipolazioni;
  3. In questo contesto di crisi sanitarie ed economiche per persone e imprese, nonché la reazione alle relative misure, potrebbero condurre a una tensione sociale elevata, abbassando il livello al di sotto del quale alcuni soggetti e gruppi potrebbero ricorrere alla violenza[3]. Tra l’emergere delle varie necessità e la risposta della compagine statuale potrebbe esservi un gap, fornendo quindi una finestra di opportunità per gruppi estremisti e criminalità organizzata per proporsi come “surrogati” e offrendo una sorta di “social continuity[4].

Il presupposto di questa lettura è che lo scontro in atto sia imperniato su un piano eminentemente sociale, poggiando sia sulla capacità dei vari attori di offrire assistenza sia sul come tale assistenza verrà fornita: tale principio non si limita agli scenari più geograficamente prossimi ma anche ai teatri operativi maggiormente a rischio. Rimandando a una prossima pubblicazione per una trattazione più compiuta, si cercherà ora di sviluppare brevemente i termini sopradescritti.

Attori e occasioni

Il timore legato all’approvvigionamento di generi alimentari, l’evolversi “nervoso” delle misure di contenimento a livello tanto internazionale quanto interno di diversi Paesi, la polverizzazione dell’attenzione degli individui irretita da fake news e “letture alternative” all’interno dell’Information Warfare possono generare un “indotto di incertezza” facilmente capitalizzabile e talvolta in grado di autoalimentarsi. Con l’estendersi dei tempi d’attesa per le consuete attività ospedaliere – cure per malati cronici, operazioni, esami e così discorrendo – anche la sanità potrebbe diventare presto un collo di bottiglia. Lo sviluppo di un “mercato nero” non solo di beni ma anche di aiuti, di cui si hanno già le prime avvisaglie[5], oltre che ai timori di abusi per ritorni anche politici e in generale a un possibile aumento della corruzione a ogni livello, aggiungerebbero confusione e sfiducia nell’efficienza del sistema assistenziale. Nel nostro contesto socioeconomico ci potrebbero essere diversi attori interessati a sfruttare questa situazione attraverso molteplici modalità:

  • La criminalità organizzata potrebbe fornire risorse economiche per “preservare”, certamente contaminandola, la situazione di aziende e attività in una sorta di normalità surrogata. In questo modo la malavita ad esempio italiana potrebbe adottare un approccio diverso rispetto alla crisi del 2008, senza necessariamente consumare le realtà economiche ma iniettando liquidità sia a imprese che alla popolazione. Un approccio di questo tipo potrebbe essere più che mai determinante in un periodo nel quale ci si adoperi a trovare risorse per liberi professionisti[6] e aziende[7] nonché per fornire generi alimentari[8] alle fasce più vulnerabili della popolazione. Si sottolinea peraltro che oltre alle mafie “autoctone” vi sono quelle di provenienza esogena che potrebbero porsi quali speculari punti di riferimento per le rispettive comunità (si pensi ad esempio alla mafia nigeriana; realtà di questo tipo potrebbero anche instaurare rapporti clientelari con altre meno influenti, specie nel caso in cui le relative comunità dovessero essere interessate da fenomeni discriminatori, oppure colpirle per estendere la propria influenza);
  • Fazioni legate all’estremismo, specialmente in contesti vulnerabili, e pur non disponendo di ingenti risorse, potrebbero puntare sul “vincere i cuori e le menti” delle comunità nelle quale si trovano a operare attraverso una duplice strategia mirante a garantire la propria vicinanza alla popolazione e/o a sfidare le autorità costituite puntando sulla loro presunta inadeguatezza nell’affrontare la crisi. Un ulteriore elemento significativo pertiene al ricorso alla violenza vera e propria: per quanto riguarda la “destra” radicale nelle sue diverse declinazioni[9] così come la galassia jihadista e in generale estremista, il pericolo di attacchi rimane certamente un fattore da considerare (negli Stati Uniti un uomo è stato arrestato per aver cercato di colpire un ospedale con un’autobomba[10]) tenendo conto anche della mutata percezione del rischio. Altrettando importante appare la loro capacità di “fornire senso” alla popolazione, proponendo proprie letture alternative del reale e capitalizzando tra l’altro un sentimento che pare sempre più diffuso sino a diventare quasi un elemento della cultura mainstream più o meno confessato, cioè il vedere il COVID-19 come un fenomeno intenzionalmente rilasciato (da una divinità, da un consorzio di complottisti, da uno Stato o dal pianeta Terra solo per citare degli esempi) e di volta in volta presentato come una punizione, un’occasione o anche una soluzione in base al “vettore”;
  • Si rimarca inoltre la possibile formazione di moti spontanei, di varia entità e più o meno leaderless (un esempio significativo in tal senso potrebbe essere quello dei Gillet Gialli, o dei movimenti ecologisti più radicali) la cui azione potrebbe esplodere in violenza sia in questo periodo che nello scenario “post-COVID-19”. La varia natura delle doglianze potrebbe condurre a una molteplicità di potenziali bersagli, dalle istituzioni bancarie a quelle nazionali e internazionali (es. Unione Europea).

Il primo approccio, legato al crimine organizzato, si manterrebbe in una zona grigia non necessitando di mettersi in contrapposizione aperta con lo Stato (almeno nei primi periodi) ma anzi talvolta agendo per far rispettare le indicazioni di contenimento (si veda il caso brasiliano[11]); gruppi estremisti et simila potrebbero invece adottare una politica di scontro aperto e sfida ma per questo stesso motivo potrebbero essere maggiormente individuabili.

In entrambi i casi vi è una declinazione di quella che chi scrive propone di chiamare social continuity, mutuato dalla business continuity, per indicare il prosieguo/evoluzione delle attività sociali secondo uno standard interno accettato dalle singole realtà sociali a fronte di fenomeni stressori del sistema. Come una azienda o una organizzazione deve poter mantenere un output accettabile in vista di un pieno recupero, così può accadere al tessuto sociale: questo però è mutevole, poggia su variabili umane l’output potrebbe variare rispetto alla situazione iniziale, specialmente in condizioni di emergenza.  Inoltre, come indicato precedentemente, vi sono altri competitor in gioco in grado di irretire le singole realtà sociali, cercando di vincerne “cuore e menti”. La tempestività in questo caso sarà un elemento cruciale: l’opportunità per questi attori proviene dal fatto che forze e risorse dello Stato sono assottigliate per far fronte a una emergenza su tutto il territorio nazionale e non si trovano sempre nella possibilità di intercettare tempestivamente le necessità del tessuto sociale.

Si riporta infine che la chiave di lettura fin qui proposta si è focalizzata soprattutto sulle società caratterizzate da elevato sviluppo economico. Tuttavia, mutatis mutandis, il medesimo discorso si applica anche a teatri di conflitto, vessati da penuria di risorse o comunque fortemente instabili: tale declinazione nei teatri di instabilità sarà oggetto di un’analisi successiva.

 

[1] Basti pensare al pericolo per i cittadini esposti a una comunicazione non chiara o alla disinformazione.

[2] Ivi compresi altri Stati, le cui azioni potrebbero anche risultare ostili seppur in forme più o meno umbratili; in questo elaborato si intende tuttavia sottolineare il ruolo di estremismi e criminalità organizzata.

[3] Al netto di soggetti singoli o gruppi già improntati verso il ricorso alla violenza.

[4] Mutuato dalla business continuity, definita come “Capability of an organization to continue the delivery of products and services within acceptable time frames at predefined capacity during a disruption” (International Organization for Standardization,  ISO 22301:2019(en) Security and resilience — Business continuity management systems — Requirements, https://www.iso.org/obp/ui#iso:std:iso:22301:ed-2:v1:en).  Pur simile, questa espressione non deve essere confusa con la continuità socioculturale riferita all’adozione più o meno completa da parte di un conquistatore della cultura delle civiltà assoggettate.

[5] La Repubblica, Coronavirus, in Puglia beneficiari si rivendono i buoni-spesa. Il sindaco di Gravina: “Vi mando in galera”, 02/04/2020, https://bari.repubblica.it/cronaca/2020/04/02/news/coronavirus_in_puglia_beneficiari_si_rivendono_i_buoni-spesa_il_sindaco_di_gravina_se_vi_scopro_vi_mando_in_galera_-252948545/ ;

[6] Giorgio Pogliotti, Coronavirus, a marzo indennità di 600 euro per quasi 5 milioni di autonomi, Il Sole 24 Ore, 17/03/2020, https://www.ilsole24ore.com/art/un-indennita-600-euro-quasi-5-milioni-lavoratori-autonomi-marzo-far-fronte-all-impatto-coronavirus-ADsfYkD?fromSearch

[7] Andrea Ducci, Al via task force per garantire e supportare la liquidità alle imprese, Corriere della Sera, 29/03/2020, https://www.corriere.it/economia/aziende/20_marzo_29/al-via-task-force-garantire-supportare-liquidita-imprese-5bc24f04-719f-11ea-b6ca-dd4d8a93db33.shtml

[8] Il Sole 24 Ore, Conte: 4,3 miliardi ai Comuni per l’emergenza alimentare e 400 milioni per i buoni spesa. Scontro con von der Leyen sui coronabond, 28/03/2020, https://www.ilsole24ore.com/art/conte-appena-firmato-dpcm-girare-somma-43-miliardi-comuni-l-emergenza-alimentare-ADhjWgG

[9] Si veda ad esempio ADL, Defining Extremism: A Glossary of White Supremacist Terms, Movements and Philosophies, https://www.adl.org/education/resources/glossary-terms/defining-extremism-white-supremacy

[10] ADL, White Supremacists Respond to Coronavirus With Violent Plots and Online Hate, 26/03/2020, https://lasvegas.adl.org/white-supremacists-respond-to-coronavirus-with-violent-plots-and-online-hate/

[11] Caio Briso, Tom Phillips, Brazil gangs impose strict curfews to slow coronavirus spread, The Guardian, 25/03/2020, https://www.theguardian.com/world/2020/mar/25/brazil-rio-gangs-coronavirus