Dabiq 14: la propaganda dopo Bruxelles – by Alessandro Burato

È di pochi minuti fa la diffusione del quattordicesimo numero di Dabiq, la rivista del Daesh, atteso per vedere come i recenti attacchi di Bruxelles sarebbero stati ripresi dalla propaganda. Tutta la premessa del nuovo numero, infatti, è dedicata agli attentati avvenuti il 22 marzo nella capitale belga. Ritorna il tema trattato anche nei video di rivendicazione che si sono moltiplicati l’indomani degli attentati: “Flames ignited years ago in Iraq have now scorched the battleground of Belgium […] Paris was a warning. Brussels was a reminder.

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Come era accaduto per l’edizione divultata dopo gli attacchi di Parigi di novembre, viene dedicata una parte titolata “The knights of Shahadah in Belgium” a tessere le lodi dei fratelli attentatori, Ibrāhīm e Khālid al-Bakrāwī . L’immagini utilizzata per lanciare la sezione dedicata alla descrizione dei due carnefici è molto simile a quella ormai nota comparsa sul numero 13 che riportava tutti i responsabili della strage di Parigi. Anche in questo caso dobbiamo aspettarci di rivedere i due fratelli in un video?

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Torna dopo essere stato assente nel precedente numero John Cantlie in una sezione dal titolo “The blood of shame” nel quale, con la solita incalzante narrazione da giornalista, l’anchorman riprende e commenta le politiche di negoziazione dei paesi occidentali con il Daesh  per il rilascio di ostaggi. Questa parte, come al solito, conferma la sapiente competenza contro-narrativa, che il Daesh, per bocca di Cantlie, è in grado di fare per ribaltare o mettere a fuoco tematiche di indubbio rilievo nel dibattito politico e mediatico occidentale.

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Infatti, il tema dei riscatti è quanto mai spinoso e Cantile, nel recuperarlo per la sua narrativa, sfrutta la storia di Nicholas Henin “Nic, like all the other French, Spanish, Italian, German, and Danish prisoners, had gone home for a bit of loose change that his government found in its pocket and paid via a “proxy.” e poi critica la scelta di USA e UK di scarificare le vite dei loro connazionali pur di non scendere a patty con il Daesh: “For example, by not paying a ransom, forbidding the families to even try and refusing to discuss a pris- oner exchange with the Islamic State for the lives of my ve previous cellmates, did those decisions by Obama and Cameron prevent the Caliphate expand- ing its borders east and west? No.”

Oltre alle solite sezioni relative alla raccolta delle dichiarazioni della stampa internazionale e alle ripresa di istanze ideologiche legate all’apostasia, è interessante il focus sulla situazione della regione del Bengala.Schermata 2016-04-13 alle 12.11.46