L’attacco in Siria: una nuova mossa resiliente di Daesh? – by Barbara Lucini e Marco Maiolino

Il 25 luglio scorso un pesante attacco coordinato delle milizie del sedicente Califfato nel governatorato di al-Suwayda, in Siria meridionale, ha causato l’uccisione di più di 200 persone.Per quanto riguarda la dinamica tattica dell’operazione jihadista, un attentatore suicida si sarebbe fatto detonare nei pressi di un mercato della città di al-Suwayda, mentre un secondo avrebbe colpito un altro distretto cittadino. Inoltre, le forze di sicurezza locali sarebbero riuscite a neutralizzare altri 2 attentatori pronti a farsi esplodere.

In contemporanea, alcuni commando dell’organizzazione terroristica hanno assaltato 3 villaggi localizzati nel nord-est dello stesso governatorato.

Oltre al purtroppo altissimo numero di vittime che ha causato, l’episodio descritto se interpretato attraverso categorie di analisi strategica e di crisis management metterebbe in luce alcuni elementi di particolare rilevanza, quali:

  1. un attacco complesso e coordinato di tale violenza da parte del Daesh in Siria non si registrava dai tempi dell’ascesa del Califfato. La sconfitta militare recentemente subìta dall’organizzazione terroristica guidata da Abu Bakr al Baghdadi nel Siraq ne avrebbe degradato la capacità offensiva ma nel breve periodo. Il sedicente Califfato chimera ibrida ed adattativa, attraverso il ritorno ad una più comoda forma insurrezionale e all’intelligente sfruttamento dell’instabilità diffusa a livello locale sarebbe stato in grado di gettare le basi per la sua riemersione, nel medio/lungo periodo.

Ecco quindi che sebbene la forma di manifestazione di Daesh sia in rapido cambiamento non è ancora ad oggi determinabile con esattezza, dipendendo e quest’attacco lo dimostra – dalla grande capacità di valutazione del contesto nel quale Daesh vuole operare.

E la conoscenza del contesto è essenziale in qualsiasi operazione tattica di diffusione e affermazione.

Inoltre l’episodio di al-Suwayda confermerebbe come la minaccia irradiata dal sedicente Califfato in Medio Oriente – e non solo – risulti tutt’altro che esaurita e che il suo efficace contrasto non può prescindere dalla risoluzione delle più ampie problematiche strutturali che affliggono la regione.

  1. la localizzazione del brutale incidente terroristico, il sud della Siria, sottolineerebbe ancora una volta la grande abilità strategica del Daesh nell’approfittare delle finestre di opportunità fornite dal nemico.

La preziosa occasione palesata dall’offensiva recentemente lanciata dal fronte siro-russo-iraniano per la riconquista delle province meridionali di Deera ed Al Qunaitra dal controllo ribelle, non poteva infatti che essere prontamente colta.

Altri fattori importanti riguardano quella che può essere definita la strategia resiliente di Daesh, che lo fa sempre più assomigliare o all’araba fenice o all’Idra, entrambe figure mitologiche dal significato di rigenerazione e perseveranza:

  • la scelta della contemporaneità dell’azione, che determina dispiego di forze di risposta dislocate in punti diversi, rendendo quindi più vulnerabile la gestione della crisi stessa
  • tattiche diverse implementate da metodi differenti, ma con medesimi obiettivi (in riferimento anche all’attacco dell’altro giorno in Canada, qui un approfondimento) e che generano effetti domino nei contesti dove vengono originate
  • in relazione all’ultimo attacco in Canada e alla rivendicazione da parte di Daesh, questo dimostra ancora una volta, la capacità e la determinazione da parte del sedicente Califfato di governare il tempo reale, virtuale e mediatico provocando percezioni a catena consonanti in tutti e tre i livelli (qui approfondimento relazione tempo e Daesh)

La bandiera nera è stata fatta sventolare nel meridione siriano con quello che apparirebbe come un chiaro duplice obiettivo:

  • mantenere rilevanza locale in un momento particolarmente sensibile, quello del post-Califfato, caratterizzato da un’acuta competizione jihadista. Le rappresentanze qaediste di Hayat Tahrir al Sham (HTS) e di Hurras al Din avrebbero infatti cercato di cavalcare l’onda scatenata dall’operazione militare governativa[1], soccombendo però all’eco del più diretto e potente sforzo califfale sul campo;
  • rilanciare la fondamentale rilevanza globale usufruendo del volano offerto dall’ampia copertura mediatica internazionale garantita sia dal conflitto siriano e in maniera un po’ feticista, dal brand Daesh

Gli aspetti appena ricordati ci mostrano un quadro di una minaccia, quella del Daesh, in continua evoluzione e completamente resiliente rispetto ad una molteplicità di prospettive.

L’adattamento dimostrato infatti in questi ultimi mesi, anche rispetto ai lasciti osservabili con l’attuale situazione in Germania attesa, legittima un pensiero spesso dimenticato ovvero che anche l’assenza di strategia apparente può comunque essere una strategia resiliente ed efficace.

[1] https://www.longwarjournal.org/archives/2018/06/jihadists-try-to-rally-opposition-in-southern-syria.php