Operazione “Van Damme”: sgominata cellula jihadista tra Italia e Kosovo – by Giovanni Giacalone

Nella mattinata di martedì la polizia italiana e quella kosovara hanno sgominato una cellula composta da quattro jihadisti provenienti dai Balcani ma residenti in Italia. I reati contestati sono apologia del terrorismo e istigazione all’odio razziale. Il gruppo aveva messo in atto una sistematica propaganda jihadista sui social network e su Facebook in particolare, attraverso la pagina “Me ose, pa tu, Hilafeti eshte rikthy” (Con te o senza di te il califfato è ritornato), dove si potevano leggere post come:

“Ricordatevi che non ci sarà più un Papa dopo questo, questo è l’ultimo”

“Parigi a lutto, la torre senza luci, 158 morti, questo è solo l’inizio”

“Oh miscredenti capirete che l’Islam non si combatte, è inutile. I leoni vi hanno lasciato un messaggio e per Allah non dormirete sonni tranquilli, ma voi avete scherzato con i loro messaggi ed avete continuato a bombardare e allora questo è il risultato”.

Altri utenti filo-jihad scrivevano:

“L’Europa verrà disgregata, mentre entro cinque anni si formeranno gli stati islamici e ci sarà una legge, quella della Sharia”.

Il capo cellula era Samet Imishiti, piastrellista 42enne kosovaro, unico arrestato: è stato prelevato nella mattinata di oggi dagli agenti a Hani i Helezit, nel Kosovo orientale. Nella sua abitazione sono state trovate alcune armi da fuoco e collegamenti diretti accertati con filiere jihadiste attive in Siria, riconducibili al noto terrorista kosovaro di IS, Lavdrim Muhaxheri.

A Chiari, in provincia di Brescia, è stato espulso il fratello, Ismail Imishiti ed è proprio lì che Samet faceva base e dove aveva un passato come operaio.

Un altro kosovaro collegato al gruppo è stato rintracciato nel savonese ed espulso, mentre per un cittadino macedone nel vicentino è stata disposta la misura di sorveglianza speciale, su richiesta avanzata direttamente dal procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo.

Gli elementi a disposizione sono al momento limitati ma si può comunque iniziare a fare qualche ipotesi:

  • Secondo alcune iniziali informazioni sembra che la radicalizzazione di Samet Imishiti abbia avuto inizio in rete nel 2011, mentre risiedeva nel bresciano e si sia progressivamente accentuata, tanto da venire più volte segnalato su Facebook da altri utenti. E’interessante capire se l’uomo si è radicalizzato esclusivamente attraverso internet o se ha avuto contatti con quei centri islamici lombardi che hanno ospitato in più occasioni predicatori radicali provenienti da Bosnia e Kosovo;
  • Al momento si fa riferimento a una cellula di quattro persone con a capo Samet Imishiti. Risulta evidente il legame familiare (fratelli), seppur in micro-contesto, tra i due personaggi forse più attivi. E’ possibile che vi siano però altri individui collegati alla cellula che potrebbero ancora essere in qualche modo attivi nella propaganda e il reclutamento? Si tratta quindi di una cellula isolata o strutturata all’interno di una rete?
  • La cellula, ritenuta dagli inquirenti altamente pericolosa, è stata bloccata nella fase apologetico-propagandistica. E’ interessante capire fino a che punto si sarebbe potuta spingere e quali mezzi avevano a disposizione per mettere in atto eventuali attentati.

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