Shalabi: terrorismo autonomo o diretto? Preparazione ideologica, operativa ed emotiva.  – By Gabriele Mori

Oggi, 21 novembre 2018, si è conclusa con successo l’operazione di Polizia su scala nazionale, Lupi del Deserto. A Milano è stato arrestato, per associazione terroristica e istigazione al terrorismo, l’egiziano Shalabi Issam Elsayed Elsayed Abouelamayem, mentre altri due egiziani, che avevano contatti con il primo, sono soggetti uno ad attività di rintraccio all’estero e l’altro a decreto di espulsione. I due sono noti solo per le iniziali: I.O.M.A. ed E.A.I.A.A.

Risulta interessante notare come, da analisi comportamentale dei 3 soggetti rispetto all’uso di materiale audio-video e dei social network, vi siano stati elementi di preparazione ad un potenziale attentato. Si specifica che in questa sede non si vuole intendere la preparazione solo come concretizzazione di comportamenti materialmente prodromici di un attacco, bensì un approntamento degli individui in senso lato e in termini psicologici ad una atto di violenza.

Infatti la natura di questi fattori non è omogenea.

Una prima distinzione possibile risiede nella costruzione della preparazione, di natura sia autodiretta che eterodiretta nei tre soggetti.

Esemplare, rispetto all’autonomia nei comportamenti (autodirettività), non è solo la loro ricerca e consumo di materiali su violenza, jihad e armi, ma anche ciò che la Polizia riporta su Shalabi: sono stati recuperati “numerosissimi file audio […] ascoltati di continuo dallo Shalabi, in una sorta di costante brain washing, contenenti inni jihadisti e sermoni di Iman radicali”. Il cosiddetto lavaggio del cervello, tipicamente imposto da un soggetto su di un altro, risulterebbe qui desiderato ed effettuatto autonomamente dall’individuo per sé stesso.

Fattori di eterodirettività compaiono quando, parlando della radicalizzazione di I.O.M.A. ed E.A.I.A.A., la polizia indica che è stata “indotta costantemente dallo Shalabi” il quale, per altro, “ricopre anche un ruolo significativo all’interno della complessa macchina della propaganda dello Stato Islamico, partecipando e gestendo in prima persona, grazie al peculiare skill tecnico e alla significativa conoscenza delle piattaforme social, canali e gruppi chiusi sul social Telegram”.

Il prezioso materiale digitale analizzato dalla Polizia ha reso possibile diverse osservazioni.

Poc’anzi si è fatta una distinzione sulla costruzione della preparazione dei soggetti (auto/etero-diretta). Vi sono inoltre categorie che attengono maggiormente al contenuto della preparazione che questa operazione consente di analizzare:

  • la preparazione ideologica, testimoniata dall’ascolto di imam radicali, di audiomessaggi anti-occidentali di promozione della jihad; in questo senso è eclatante l’intercettazione di un’affermazione di Shalabi: “io voglio che la legge di Allah copra tutta la terra”.
  • la preparazione tecnico-operativa, visibile nel comprovato accesso dei soggetti a video relativi all’utililizzo di AK47, di tecniche di disarmo e di attacco con coltello e pistola;
  • la preparazione emotiva, deducibile dal consumo di video di sgozzamento, di attentati suicidi, di sepolture in fosse comuni; in generale si tratta di materiale violento utile a rendere più familiare e meno distante la percezione della morte facilitando un processo di desensibilizzazione alla brutalità e al superamento di resistenze e paure.

In questo caso, dalle intercettazioni rese pubbliche, non emergono indizi di preparazione finanziaria, che spesso sono stati anticipatori diretti di attentati terroristici .

Infine è interessante che ci sia la possibilità di una, per così dire, preparazione burocratica: Shalabi afferma che “Se hai intenzione di fare una operazione jihadista (intesa come operazione volta a sacrificare la propria vita in nome di Allah, ndt), puoi chiederlo e stare anche un anno in attesa, potrebbero anche non chiamarti. Io conosco persone che hanno fatto domanda”. Da queste parole si evince che vi sia la possibilità, ma non la necessità, di una coordinazione gerarchizzata di una operazione terroristica. Questo, insieme a quanto detto su auto/etero-direttività, è riprova del fatto che sarebbe parziale parlare del terrorismo islamista come il solo frutto di un’organizzazione strutturata oppure della mera iniziativa di cani sciolti: non è né il totale lavaggio del cervello di un singolo da parte di altri né l’iniziativa integralmente autonoma di un attore che non si situi in una rete di supporto coadiuvante del processo di radicalizzazione e di preparazione del soggetto. Caratteristiche di dinamismo e polimorfismo del fenomeno sembrano ancora una volta confermare la teoria che, la minaccia che siamo chiamati a gestire e contenere, sia di tipo ibrido.