Terrore: Dabiq 12 – by Alessandro Burato

Semplicemente terrore. Ecco il titolo scelto da IS per comunicare le recenti stragi nel nuovo numero di Dabiq12, uscito poche ore fa.  Parigi e l’aereo russo abbattuto nel Sinai occupano le prima pagine della rivista.La strage di Parigi, oltre ad occupare l’intera copertina, è citata solo in un paio di punti della rivista che non smentisce né aggiunge quello che altri materiali circolati in questi giorni dopo gli attacchi hanno già detto: “The nightmare in France has only begun”.  L’articolo non si dilunga in dettagli e sintetizza l’azione tra le altre che vengono riportate in una parte dedicata alla selezione delle più significative. Difficile dire quando sia stato scritto ma la scarsità di dettagli fa pensare che il documento fosse già pronto e solo recentemente adattato prima di lanciarlo sui social.

L’intervento militare diretto della Russia è indicato come la causa scatenante del posizionamento dell’ordigno a bordo dell’areo. Nel rivendicare definitivamente, anche sulla rivista, l’attentato all’aereo russo la propaganda spara più in alto e dice che non sarebbe stato quello il vero obiettivo: già si era infatti pensato di abbattere un areo battente bandiera di uno degli stati della coalizione ma i raid russi hanno fatto cambiare obiettivo. Ma IS  non si ferma qui e pubblica la fato dello IED che dicono di aver utilizzato: un altro colpo comunicativo. Infatti la foto rappresenta una lattina di una bibita insieme  a quello che sembra essere un detonatore.

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A grande sorpresa torna su questo numero l’anchorman di IS, Cantlie. Lo avevamo perso di vista negli ultimi periodi. Aveva diretto la narrativa propagandista dalle città di Mosul, Raqqa, e poi, con l’annuncio di un canale televisivo pareva essere sparito. Ora torna, e lo fa nel modo che sappiamo mostrando l’altra faccia di IS, quella che i media non mostrano a noi occidentali: un paese pieno di risorse (anche umane) e dove diverse aziende hanno deciso di trasferire i loro affari. Ma non dice semplicemente questo. Con un sapiente uso, come dimostra fare sempre Daesh, dei “nostri” temi e dibattiti lancia il suo articolo dicendo che quello che lui sosteneva all’inizio, ossia che Daesh fosse a tutti gli effetti una realtà statuale, viene ripreso e confermato  sui giornali dell’occidente.  Cita docenti di Harvard e interviste sul New York Times che sostengono (evidentemente non a fini propagandistici) che IS possa definirsi una “revolutionary state-building organization”. Si è arrivati quindi, nella percezione dei destinatari del messaggio di Cantlie, oltre che a vivere quello che definiscono stato anche a un riconoscimento dell’occidente. Pericoloso.

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