Terrorismo in Afghanistan: Talebani e non solo – by Franco Iacch

Una forza di reazione rapida composta da tre battaglioni statunitensi (due del Corpo dei Marine e uno dell’Esercito), e due contingenti canadesi (150/300 soldati) ed inglesi (600/800 unità) delle forze speciali, sarà schierata presso l’aeroporto internazionale di Hamid Karzai a protezione dell’evacuazione del personale diplomatico e civile statunitense presente ancora a Kabul. Cannoniere AC-130 e B-52, schierate nei giorni scorsi, garantiranno copertura alle manovre di esfiltrazione. L’aeroporto internazionale di Kabul ospita attualmente un piccolo contingente formato in prevalenza da operatori dei reparti speciali statunitensi (circa 700 unità). Altre mille soldati statunitensi hanno raggiunto il comando delle operazioni in Afghanistan in Qatar mentre circa quattromila unità sono state schierate in Kuwait come forza di reazione immediata. Il ponte aereo di quella che a tutti gli effetti è una NEO o Non-combatant Evacuation Operation sarà imponente. Hamid Karzai ospita anche il contingente turco schierato in Afghanistan. Essendo l’unico membro musulmano della NATO, le truppe non combattenti della Turchia hanno mantenuto uno stretto rapporto con tutti i gruppi etnici, terroristi talebani inclusi. Questi ultimi hanno rifiutato la proposta di Ankara di presidiare e gestire l’aeroporto di Kabul dopo la partenza delle forze NATO guidate dagli Stati Uniti. La Turchia non può rimanere in Afghanistan a meno che i talebani non siano d’accordo. Lashkar Gah, capitale della provincia di Helmand, poche ore fa è caduta in mano ai talebani dopo un lungo assedio. Helmand ospita uno dei principali campi di addestramento di al Qaeda del Paese. Con le province di Helmand e Kandahar nelle mani dei talebani, il resto del sud passerà in breve tempo sotto il controllo dell’organizzazione terroristica. Kandahar, che si trova all’incrocio di tre principali autostrade, è di particolare importanza strategica ed era in passato un importante snodo per le operazioni militari statunitensi. Le città di Ghazni e Herat sono cadute in mano ai talebani giovedì sera. La città di Herat, la terza città più grande dell’Afghanistan, è un importante centro urbano nell’Afghanistan occidentale. Con la caduta di Ghazni, un importante capoluogo di provincia sulla strada per Kabul, i talebani hanno ora il controllo di località chiave sia a nord che a sud della capitale. Kabul potrebbe essere isolata dai talebani entro 30-60 giorni massimo.

Tra meno di un mese gli Stati Uniti commemoreranno il 20° anniversario degli attacchi terroristici dell’11 settembre. Quando il governo di Kabul non esisterà più, il mondo saluterà Emirato islamico dell’Afghanistan gestito da una organizzazione terroristica globale. I talebani non hanno mai avuto alcun interesse a svolgere un ruolo nella comunità internazionale, posizione ribadita quotidianamente dal Zabihullah Mujahid, portavoce dell’organizzazione terroristica, sul suo profilo Twitter. Credere che la comunità internazionale possa influenzare il modo in cui i talebani governano l’Afghanistan è utopia. Gli Stati Uniti dovrebbero ritirare le “forze dichiarate” dall’Afghanistan entro il 31 agosto. Missioni ombra ed operazioni speciali clandestine continueranno.  

Chiamare il nemico per quello che è

Il Ministero della Difesa russo ha annunciato che “l’organizzazione terroristica dei talebani ha preso il controllo completo dei confini dell’Afghanistan con l’Uzbekistan e il Tagikistan, ma ha promesso di non attraversare nessuna delle due frontiere”. L’Asia centrale è una regione strategicamente importante per Mosca e la Russia è stata storicamente la principale potenza dell’area. Mosca è pienamente consapevole che i talebani non hanno mire espansionistiche. Non saranno mai una forza di invasione regolare (storia insegna) e qualsiasi tentativo di superare il confine innescherebbe i russi che in Kirghizistan e Tagikistan gestiscono due potenti basi di proiezione. Il vero fine del testo di Mosca (IW) è duplice: da un lato rassicurare gli alleati del CSTO e dall’altro ricordare alla comunità internazionale (che sembra aver scoperto solo recentemente le atrocità dei talebani) gli errori commessi dagli USA in venti anni di guerra in Afghanistan. Per Mosca, i talebani sono una organizzazione terroristica ed il Ministro della Difesa russo Sergey Shoygu ci tiene a ricordarlo. Per la Casa Bianca i talebani sono un gruppo politico legittimo. Tali designazioni non sono globalmente accettate. Chi è terrorista per gli Stati Uniti potrebbe non esserlo per la Russia o per la Cina e viceversa. L’atto di designare un’organizzazione come terroristica può avere un grave impatto sul modo in cui altri soggetti (statali e non) interagiranno con quel gruppo della lista nera. Se la designazione di “organizzazione terroristica straniera” avvenisse in base ad alcuni parametri (atti di terrorismo, minacce alla sicurezza dei cittadini statunitensi o alla sicurezza nazionale degli USA), i talebani dell’Afghanistan sarebbero in questa lista nera da circa venti anni. Ad esempio la progenie pakistana dei talebani è considerata nient’altro che un’organizzazione terroristica dal Dipartimento di Stato. I talebani dell’Afghanistan no. Questo perché la designazione è anche una questione politica. Secondo le diverse amministrazioni che si sono avvicendate alla Casa Bianca, la designazione di organizzazione terroristica avrebbe limitato i contatti diplomatici del governo statunitense e afghano con i talebani, rendendo più difficili i colloqui di pace. I talebani attaccano i civili intenzionalmente: tali azioni sarebbero sufficienti per designarli come terroristi. Tale designazione, però, non avrebbe servito agli scopi del governo degli Stati Uniti e dell’Afghanistan (gli stessi governi afghani smisero di chiedere che il gruppo fosse designato come organizzazione terroristica per avviare rapporti diplomatici). I legami dei talebani con al Qaeda e la rete Haqqani sono ampiamente documentati. Talebani ed al Qaeda rimangono strettamente allineati in un rapporto divenuto sempre più saldo attraverso legami di seconda generazione. Secondo il rapporto delle Nazioni Unite “al Qaeda mantiene profondi legami con i talebani, ma ha ridotto al minimo le comunicazioni per non mettere a repentaglio gli accordi di Doha”.

La designazione corretta per i talebani è organizzazione terroristica globale. Tale definizione non teme revisionismo storico.

Le incertezze intrinseche nella valutazione del rischio politico-militare

Secondo la CIA, il governo del presidente Ashraf Ghani potrebbe crollare entro l’anno. Centinaia di migliaia di afgani, qualora i talebani dovessero conquistare il Paese, saranno massacrati. Gli alleati di al Qaeda, qualora conquistassero l’Afghanistan, attueranno una sistematica pulizia etnico religiosa dalle proporzioni apocalittiche. I talebani hanno non hanno mai ammorbidito la loro ideologia estremista: hanno semplicemente cambiato strategia (ci si dimentica degli omicidi mirati che hanno terrorizzato la popolazione nei mesi scorsi). L’unica cosa che avrebbe potuto salvare l’Afghanistan (così da non vanificare del tutto venti anni di operazioni e migliaia di morti lasciati sul terreno) sarebbe stato uno stallo militare: da un lato i talebani e dell’altro il governo. Con un miracolo quel tipo di stallo avrebbe potuto portare nel tempo a dei negoziati sulla condivisione del potere. Nel breve tempo ciò avrebbe contribuito a mantenere in vita gli alleati degli Stati Uniti e garantire aree relativamente sicure del Paese da cui sarebbero state schierate risorse di intelligence ed operative. L’Afghanistan si trova in uno stato di guerra non mitigato da alcuna speranza realistica di un immediato processo di pace. Qualunque cosa sia rimasta dell’esperimento ventennale degli Stati Uniti per portare la democrazia in Afghanistan ha le ore contate.

Cosa accadrà quando i talebani conquisteranno l’Afghanistan?

Il problema non è mai stato conquistare, ma gestire ciò che si è preso. I talebani non sono la Wehrmacht. E’ lecito supporre che la rapida caduta di Kabul porterà a livelli di violenza e spargimento di sangue senza precedenti per una guerra civile che potrebbe durare anni. Nel frattempo, la retorica talebana continuerà a pubblicizzare la vittoria sugli infedeli americani e questo potrebbe darà una spinta ai gruppi terroristici di tutto il mondo.