Ucraina/Russia. Ormai è troppo tardi – by Gianluca Frinchillucci e Marco Lombardi

Se la guerra ibrida è caratterizzata dalla molteplicità degli attori sul campo, lo schieramento in Ucraina supera ogni precedente storia.

Il combattimento, infatti, è ormai tra tanti gruppi, con la presenza di milizie straniere, tutti autonomi nel darsi le “buone ragioni” per il combattimento, con il risultato che il negoziato istituzionale per la pace in Ucraina avrà poco, nulla a che fare, con la smobilitazione dei combattenti sul terreno.

In sostanza, avremo anni e anni di combattimenti sul campo in Europa indipendentemente dagli accordi tra Ucraina e Russia.

La mobilitazione di mercenari e volontari, milizie ideologicamente o religiosamente ispirate, gruppi criminali e terroristi è stata promossa da tutte le istituzioni nazionali senza rendersi conto che avrebbero perso la possibilità di controllo su questi stessi gruppi.

La maggior parte delle milizie, in entrambi gli schieramenti, sembra legata a raggruppamenti riconducibili all’estrema destra con una base ideologica/religiosa molto forte che le rendono sul campo molto determinate a combattere. Si tratta di milizie guidate dai propri capi, molto spesso personaggi carismatici, che fanno fatica a rispondere agli ordini degli eserciti regolari.

Da entrambi i fronti il riferimento alla storia, in particolare alla Seconda Guerra Mondiale, è molto forte.

 

Da parte Ucraina il gruppo più conosciuto è sicuramente il Battaglione Azov, anche se le milizie di stampo neo nazista sono varie (si veda Ukranian Right Wing Armies[1]). Azov, con le sue parate molto coreografiche e il suo stemma che ricorda Wolfsangel, noto come lo stemma della divisione delle Waffen SS Das Reich, ha dato il pretesto alla pubblicistica russa di definire gli ucraini nazisti. Sono anche emersi altri gruppi con riferimento alla divisione delle Waffen SS “Galizien” e, infine, l’ispirazione agli ideali riferibili all’estrema destra è presente sia nei battaglioni che nelle formazioni regolari dell’esercito e della polizia ucraino. Azov sta combattendo a Maripol e a Kharkov: si tratta di due battaglioni separati, uno di ricognizione, e uno di ricognizione e sabotaggio integrati nell’Esercito Ucraino.

Con l’Ucraina combatte anche una sorta di Legione Straniera con volontari provenienti da tutto il mondo e la Legione Georgiana a cui ha aderito anche l’ex ministro della Difesa georgiano Irakli Okruashvili.

Sempre per l’Ucraina si sono schierati due battaglioni di ceceni: “Dzhokhar Dudaev” e “Sheikh Mansour”.[2]

 

Da parte sua, anche Putin pur parlando della guerra contro i nazisti dell’Ucraina si sta avvalendo di milizie che si ispirano per i simboli usati e per il linguaggio al Terzo Reich e al mondo del suprematismo bianco. Il Sermone del Patriarca Kirill di Mosca e di tutte le Russie, lo scorso 6 marzo nella Cattedrale di Cristo Salvatore nella capitale russa, ha acceso in occidente un forte dibattito e tanta preoccupazione per i toni escatologici usati. Tra le frasi pronunciate alla fine della funzione una in particolare dà una giustificazione alla guerra di invasione condotta da Putin: “Siamo impegnati in una lotta che non ha un significato fisico, ma metafisico”. E’ con questa legittimazione che alcune milizie russe si ispirano proprio alla Chiesa Ortodossa Russa e combattono la loro battaglia contro gli Ucraini, visti come avanguardia del corrotto mondo occidentale.

Oltre alle milizie ortodosse nel conflitto sono presenti i mussulmani ceceni, guidati dal fanatismo religioso e dalla pratica terroristica in guerra. I più noti e pubblicizzati sicuramente i Ceceni di Kadyrov impiegati a Mariupol e nei sobborghi di Kiev per “il lavoro sporco”.

I gruppi nazionalisti di estrema destra hanno svolto un ruolo importante tra i separatisti filorussi, più che dalla parte ucraina.[3]

L’origine dei gruppi ultranazionalisti russi che combattono va ricercata nel movimento Pamyat, nato dalla frantumazione dell’Unione Sovietica. Pamyat era un’organizzazione neo nazista a sfondo culturale nata negli anni Settanta che a metà degli anni Ottanta diventa associazione metapolitica, fondata sui valori del patriottismo cristiano-ortodosso. La trasformazione da associazione culturale a organizzazione politica frantuma il Pamyat in decine di piccoli gruppi. Uno di questi è il Fronte Patriottico Nazionale dalle cui fila, nel 1992, esce Kasimovsky fondando (nel 1993) un suo partito, chiamato “Unione Nazionale Russa” (RNU), molto legato all’esercito ortodosso russo, unità religiosa e ultra-nazionalista che fa parte delle forze armate separatiste russe.

Tra i gruppi più attivi di estrema destra tra i separatisti russi troviamo il Movimento Imperiale Russo che ha reclutato migliaia di volontari (alleato ai siriani del Il Partito nazionalista sociale siriano (SSNP) ha combattuto in Libia, dichiarato da Usa organizzazione terroristica[4]).

Ma aggiungiamo, tra i vari, il Battaglione Sparta, il Battaglione Svarozich, la Brigata Vostok ed altri.

Il Battaglione Sparta, una formazione armata che fa parte della Repubblica Popolare di Donetsk. Le sue truppe recentemente si sono distinte nei combattimenti contro il 15° battaglione d’assalto di montagna delle forze armate ucraine. Il carismatico capo Vladimir Zhoga è caduto in combattimento lo scorso 5 marzo ed è stato proclamato Eroe della Federazione Russa. Il suo posto è stato preso dal padre.[5] Il simbolo del battaglione riprende la bandiera imperiale russa nero-giallo-bianca. Il battaglione Sparta è stato fondato da Arsen Pavlov (detto “Motorola”, ucciso nell’ottobre 2016) e riprende i valori mitici dei combattenti spartani delle Termopili.

Il Battaglione Svarozich, gruppo pagano di adoratori del dio slavo Svarog, è arrivato ad avere 1200 combattenti, anche se ora è stato assorbito dalla Brigata Vostok, nella quale si sono arruolati anche italiani, sia comunisti sia di estrema destra.[6]

Questo vario agglomerato di combattenti pericolosi, si ritrova con una sorta di legione mercenaria in cui spicca la Wagner, ma a cui si aggiungono gli arruolamenti in corso: secondo fonti della difesa Ucraina, in Siria i russi avrebbero aperto 14 centri di reclutamento (Aleppo, Damasco, Hama, Raqqa e Deir ez-Zur) che raccolgono anche combattenti dell’opposizione e cristiani.[7] Arruolamenti sarebbero in corso anche in Libia e Centro Africa.

Quanto sopra è solo una prima lettura, e parziale, delle geometrie flessibli che si scontrano in campo sotto tante bandiere: tutto ciò non può che fare paura per due ragioni almeno.

Nell’immediato, in quanto nessuna di queste formazioni – per entrambe le parti – risponde alle poche regole di guerra sopravvissute a decenni di ibridazione dei conflitti.

Nel futuro, in quanto è assolutamente incerto il fatto che queste formazioni riconoscano una catena di comando che possa imporgli di cedere le armi.

 

[1] https://www.itstime.it/w/ukranian-right-wing-armies/

[2] https://ichkeria.net/

[3] https://www.wikiwand.com/en/Russian_separatist_forces_in_Donbas#/citenotewashingtonp172

[4] https://lenta.ru/news/2020/04/07/pompeo/ 

[5] https://www.wikiwand.com/en/Vladimir_Zhoga

[6] https://uacrisis.org/it/59530-italiani-militanti-donbas-2a-parte

[7] https://t.me/OSINTUKRAINE/2990