Contrastare l’odio e l’estremismo – by Matteo Vergani

Matteo Vergani, collaboratore di ITSTIME in Australia, ci presenta la nuova iniziativa per Contrastare l’odio e l’estremismo: il sito www.tacklinghate.org , finanziato dal Governo del Victoria, in collaborazione con il think tank CRIS (Centre for Resilient and Inclusive Societies).

Il sito contiene 10 moduli di apprendimento multimediali, oltre a un blog e video interviste con esperti di tutto il mondo per Contrastare l’odio e l’estremismo.

Questo sito è uno dei primi progetti al mondo che si rivolge alla prevenzione dell’estremismo e dell’odio contro tutte le minoranze come parte di un unico “ecosistema dell’odio”. Tutte le ideologie violente sono espressione di odio: contro gli “infedeli”, contro persone di etnie o religioni considerate inferiori, o contro persone che appaiono diverse per le loro identità di genere. Eppure, spesso le risposte al terrorismo, all’estremismo violento e ai crimini d’odio sono gestite da gruppi diversi nelle agenzie di sicurezza, nei ministeri e nei dipartimenti pubblici, e nei dipartimenti universitari. Coloro che si occupano di terrorismo, molto raramente si occupano anche di crimini d’odio, e viceversa. Questa divisione impedisce di studiare le relazioni tra i due fenomeni.

Un recente studio negli Stati Uniti ha identificato una relazione statistica tra crimini d’odio (per esempio aggressioni a sfondo razziale) e attività di gruppi politici estremisti. Recenti studi sull’estrema destra in Australia hanno scoperto che i target dell’odio neo-nazista sono cambiati nel corso degli anni: dagli Ebrei ai Musulmani, alla comunità LGBTIQ+, e recentemente alle minoranze asiatiche. Recenti indagini hanno scoperto che alcuni terroristi dell’ultima generazione avevano commesso crimini d’odio prima di mettere in atto i loro atti più estremi: per esempio, Brenton Tarrant era stato denunciato per aver minacciato di morte utenti di Facebook, e i terroristi degli attentati della Pasqua del 2019 in Sri Lanka erano noti per i loro sermoni violenti su YouTube, e per aver vandalizzato diversi templi Buddisti prima dell’attacco.

Non dobbiamo pensare che tutti coloro che diffondono odio online diventeranno violenti e nemmeno che tutti coloro che sono colpevoli di aggressioni a sfondo razziale sono in procinto di commettere un attacco terroristico. Al contrario, il progetto Tackling Hate propone di studiare la relazione tra estremismo e crimini d’odio con una base empirica. Innanzitutto, bisogna migliorare la nostra capacità – come sistema – di raccogliere dati sull’estremismo e sui crimini d’odio. Paesi come gli Stati Uniti, il Canada e il Regno Unito sono molto efficaci, anche se non perfetti, nella raccolta dei dati. Possiamo imparare dai loro errori per pianificare sistemi migliori, per esempio in Italia. In secondo luogo, bisogna stabilire collaborazioni stabili con le comunità, sia per raccolta dei dati, sia nello scambio di informazioni. Senza l’appoggio delle comunità, difficilmente le istituzioni troveranno fiducia e legittimità tra la popolazione per raccogliere dati e per contrastare l’odio e l’estremismo.

Il primo passo necessario per raggiungere questi obiettivi è coltivare una cultura condivisa sulla gestione dell’odio e dell’estremismo. Il sito Tackling Hate si propone di farlo attraverso percorsi educativi per comunità, membri delle forze dell’ordine, del governo, studenti e ricercatori. L’obbiettivo del sito è quello di formare uno sguardo comune per capire il problema e pensare a soluzioni insieme.