“Missione compiuta” o, meglio, “la PMC Wagner ha completato la sua missione in Mali”. Con queste parole, il 6 giugno, due tra i principali canali di propaganda dell’ecosistema Wagner su Telegram hanno annunciato (in contemporanea) con un video, seguito da un breve messaggio, la fine delle operazioni della PMC Wagner in Mali. Il messaggio è stato ripreso dal canale Telegram ufficiale degli Afrika Corps, che ha ribadito la propria presenza e l’impegno russo nel paese e nella regione. Dopo tre anni e mezzo, si conclude così una delle principali missioni della Wagner sul suolo africano, lasciando definitivamente spazio agli Afrika Corps, la PMC sotto il controllo del Cremlino formatasi dopo la ‘Marcia della Giustizia’ di Evgenij Prigozhin. Con l’istituzione degli Afrika Corps, Mosca ha infatti creato “un’organizzazione ombrello” che si ponga come alternativa alla Wagner e diventi la nuova principale proxy del Cremlino, incorporandone la struttura dal punto di vista logistico, politico-militare ed economico.
Facendo un passo indietro, alla fine del 2021, sfruttando il ritiro militare e diplomatico della Francia, il Cremlino ampliò sapientemente la sua influenza al cuore del Sahel, dispiegando un contingente del gruppo Wagner in sostegno alla giunta autoritaria del Mali guidata da A. Goïta. Seguendo il “modello Wagner” o “modello Prigozhin”, la Wagner ricopriva ‘ufficialmente’ il ruolo di forza di controterrorismo contro Jama’a Nusrat ul-Islam wa al-Muslim (JNIM, o Gruppo di Sostegno e Supporto all’Islam e ai Musulmani – affiliata ad al-Qa‘ida) e lo Stato Islamico nella Provincia del Sahel (en, ISSP). ‘Ufficiosamente’, come avvenuto in altri paesi africani e mediorientali, agiva da ‘guardia pretoriana’ per il regime di Bamako.
Come si legge dal messaggio, la Wagner sottolinea come “l’orchestra ha combattuto spalla a spalla con il popolo del Mali contro il terrorismo.” Se, come dichiara la Wagner, “abbiamo ucciso migliaia di militanti e loro comandanti che hanno terrorizzato i civili per anni,” è pur vero che, tenendo conto dell’asimmetria militare ed economica tra Wagner/Mali e combattenti jihadisti, i mercenari russi hanno subito delle pesanti sconfitte nel paese saheliano. Prima fra tutte, l’imboscata subita nella battaglia di Tinzaouaten (regione di Kidal, Mali nord-occidentale al confine con l’Algeria) per mano di JNIM e delle milizie dell’alleanza Tuareg del Quadro Strategico per la Difesa del Popolo dell’Azawad (CSP-DPA). Con la morte di 80 mercenari russi (circa), si trattò della più grande sconfitta (conosciuta) subita da Mosca nel continente africano. Inoltre, a “terrorizzare i civili per anni,” è stata la Wagner stessa. Secondo quanto riportato da All Eyes On Wagner (AEOW), a un anno dal dispiegamento della Wagner in Mali, ci sono state diffuse segnalazioni di abusi e massacri nel paese. Come evidenziato da Human Rights Watch, le forze armate maliane e i combattenti della Wagner hanno ucciso e giustiziato sommariamente decine di civili durante operazioni di contro-insurrezione nelle regioni centrali e settentrionali del paese. Per esempio, nel mese di febbraio 2024, attacchi con droni militari nel corso di una cerimonia nuziale e di una sepoltura hanno provocato la morte di almeno 14 civili, di cui 4 bambini. In aggiunta, il fatto che sottolineino come “abbiamo aiutato patrioti locali a creare un forte e disciplinato esercito capace di difendere le loro terre” è ben lontano dalla realtà dei fatti. Tra gli inizi del 2022 e il 2025, secondo il Global Terrorism Index (GTI), seppur il numero medio di attacchi sia diminuito, il numero medio di morti è in aumento. Inoltre, i gruppi terroristici non erano mai riusciti a spingersi tanto in profondità verso la capitale Bamako. A settembre 2024, i militanti di JNIM riuscirono ad attaccare una caserma dell’esercito e l’aeroporto di Bamako, dando fuoco all’aereo presidenziale. L’attacco mostrò, da una parte, la profonda fragilità del sistema securitario maliano e, dall’altra, le crescenti capacità militari di JNIM, capace di commettere un attacco che solo qualche anno fa si credeva impensabile.
Il video che accompagna il messaggio si apre con una critica agli stati che, prima dell’arrivo della Russia, hanno “invaso” il paese e “sfruttato” le sue risorse naturali. La Russia, a differenza loro, è giunta come un alleato alla pari con il fine di sostenere la giunta maliana nella lotta al terrorismo, aiutando l’esercito di Bamako a ‘recuperare’ i territori sotto il controllo delle affiliate di AQ e IS. Mosca ha impiegato “le migliori armi” e le tecnologie più avanzate al fine di ristabilire la sicurezza nelle città maliane. Il video sottolinea il supporto fornito dalla Russia alle autorità locali per la riorganizzazione dell’esercito e la fornitura di equipaggiamenti militari. Poiché Mosca ha “adempiuto al suo compito”, è giunto il momento di “tornare a casa”. Sarà quindi opportuno porsi interrogativi sul fatto che questo ritiro ‘ufficiale’ della PMC Wagner rappresenti un’eccezione o sia la prima casella di un domino che porterà al definitivo ritiro della ex compagnia di Prigozhin dall’Africa, sancendo così l’ascesa degli Afrika Corps a principale proxy del Cremlino.
Mettendo da parte la dimensione propagandistica del video e del messaggio condivisi, è rilevante osservare come gli Afrika Corps stiano diventando sempre più protagonisti nel teatro africano quale principale moltiplicatore di influenzadel Cremlino. In principio, infatti, erano stati dispiegati in quei paesi dove la Wagner non ‘faceva da padrone’, mantenendo le insegne dell’ex orchestra di Prigozhin in quelli in cui la sua presenza ed influenza era ben radicata. La Russia era infatti restia ad abbandonare il cosiddetto ‘modello Wagner’, poiché smantellare completamente la PMC Wagner avrebbe privato il Cremlino delle infrastrutture e delle relazioni politiche, economiche e militari che hanno favorito la proiezione di Mosca nel continente africano. Tuttavia, gli Afrika Corps sono stati posti sotto il comando di uomini di stato – il Viceministro della Difesa Y. Yevkurov e il generale del GRU A. Averyanov – per consentire un controllo diretto del Cremlino ed evitare accentramenti di potere in figure come quella di Prigozhin. Sotto l’egida del Ministero della Difesa russo, gli Afrika Corps hanno infatti intrapreso un processo di sostituzione e ristrutturazione della presenza della Wagner nel continente africano. L’ufficializzazione del ritiro della Wagner dal Mali, inoltre, conferisce ancor più rilevanza al ruolo e alla statura degli Afrika Corps nella galassia (online e offline) delle PMC russe e, in senso lato, nel loro principale quadrante geografico d’azione, nonché l’Africa. Si articola così un ormai sancito ‘passaggio di consegne’ che aveva mosso i primi passi (ufficiosamente) con il dispiegamento degli Afrika Corps in nuovi, quali Niger e Chad, e vecchi teatri, ovvero la Libia, di intervento indiretto della Russia.
La presenza degli Afrika Corps in Mali delinea inoltre una rinnovata assertività del Cremlino in Africa, proprio ora che, dalla cosiddetta regione del Mediterraneo Allargato, Mosca potrà esercitare maggiore pressione sul fianco sud della NATO. Con la perdita (quasi definitiva) dello sbocco sul Mediterraneo Orientale dopo la caduta del regime di B. Assad, non è infatti un caso che il ritiro della Wagner dal Mali sia avvenuta in concomitanza con la volontà del Cremlino di installare sistemi missilistici nella base militare di Sebha, capoluogo del Fezzan controllato dal Generale K. Haftar, uomo forte vicino a Mosca. Se, da un lato, la Libia ha rappresentato e rappresenta il crocevia dell’espansione dell’influenza russa tra Mediterraneo, Medio Oriente e Sahel, il Mali (insieme a Niger, Chad e Sudan), dall’altro, rappresenta un avamposto strategico per proiettare l’influenza di Mosca nella parte occidentale della regione del Mediterraneo Allargato. In tale contesto, Bamako costituisce dunque una casella fondamentale nella scacchiera geopolitica russa in Africa. Si crea quindi un duplice vettore longitudinale della proiezione russa nel continente africano che passa dalla Libia al Sahel, con la finalità ultima di incrementare e consolidare l’influenza del Cremlino nell’intero continente africano e, in senso lato, una proiezione di potenza nella regione del Mediterraneo Allargato.