Oltre i confini: il nuovo esercito di DAESH si addestra in Asia centrale e colpisce in Europa – by F. Borgonovo, G. Porrino, S. Lucini

L’attacco terroristico che ha preso di mira la sala concerti del Crocus City Hall di Mosca, condotto da quattro cittadini tagiki e rivendicato da DAESH (Stato Islamico), rappresenta un punto di svolta per comprenderne i meccanismi operativi e le strategie impiegate. Tale operazione sottolinea la minaccia in evoluzione posta da tali gruppi e offre spunti critici sulle complessità del terrorismo globale.

All’indomani del massacro, analisti ed esperti hanno analizzato meticolosamente l’evento per comprendere le tecniche di esecuzione, le fasi di pianificazione e il supporto logistico. Tali analisi sono fondamentali per svelare il progetto operativo di DAESH, che è allo stesso tempo sofisticato e adattivo. Come noto, le operazioni ad alto impatto di DAESH – online e offline – sono coordinate per sfruttare al meglio il loro effetto sui media. Tuttavia, in questo caso, vi sono delle caratteristiche che discriminano l’attacco a Mosca dai precedenti compiuti da DAESH:

  • La rivendicazione è stata effettuata rapidamente, circa due ore dopo l’aggressione. In questo modo è stata anticipata la creazione di una narrativa collocata nella guerra russo-ucraina, esprimendo una urgenza di riaffermazione come attore centrale del jihadismo. La necessità di una veloce diffusione è espressa anche a livello comunicativo. Per la prima volta i canali di comunicazione ufficiali su Telegram hanno utilizzato un segnale identificativo animato (emoji) che richiama lo stato di una diretta streaming;
  • L’attacco non è stato territorializzato, dunque non è al momento possibile attribuirlo a Wilayah Khorasan. Tale pratica consiste nel collocare un’operazione terroristica all’interno di una provincia (Wilayah) di DAESH. L’utilità di questa pratica è massima in quei contesti dove il territorio è la risorsa di propaganda principale, si pensi al Siraq o all’Africa. Negli attacchi di Kerman e Mosca non si tratta di rivendicazioni territoriali ma di attacchi al “cuore del nemico”;
  • Gli operativi di DAESH effettuano solitamente attacchi di tipo inghimasi – o attentato suicida, in cui i commando prendono il controllo dell’area e combattono fino alla loro eliminazione. A Mosca, successivamente all’attacco, gli attentatori sono fuggiti;
  • Gli attentatori, nel corso dell’arresto, hanno dichiarato di avere ricevuto 500mila rubli rispondendo a un post di Telegram. Tale informazione è stata raccolta dalle forze di polizia russa, di conseguenza si potrebbe trattare di una notizia estorta con la forza;
  • Dalla foto condivisa da Amaq (casa mediatica ufficiale di DAESH) si osserva che gli attentatori fanno il gesto del Tawhid alzando l’indice sinistro, al posto della mano destra. Ciò rivela una scarsa conoscenza formale delle pratiche rituali jihadiste. Di conseguenza, gli operativi potrebbero essere stati attivati dopo un addestramento teologico approssimativo a sottolineare l’urgenza nell’organizzazione dell’attacco.

Con l’attacco al Crocus City Hall di Mosca, DAESH ha dimostrato di potersi proiettare, ancora una volta, al di fuori dei propri “confini territoriali” e di infliggere pesanti danni ai bersagli. I recenti arresti sul suolo europeo di cittadini tagiki e l’attacco condotto a Mosca rivelano infine la centralità dell’Asia Centrale come bacino di reclutamento di DAESH. Non è un caso che gli attentati con maggiore risalto mediatico e in termini di vittime sono stati portati a termine da membri dell’organizzazione provenienti dall’Asia Centrale. Per questo motivo dovremmo orientare il nostro sguardo analitico nelle regioni dell’Asia Centrale coinvolte e capire le ragioni profonde che l’hanno portata ad essere la nuova arma per eccellenza di DAESH.