La rete jihadista ceceno-balcanica in Italia ed Europa – by Giovanni Giacalone

Lo scorso 5 luglio veniva arrestato a Foggia il trentottenne ceceno Eli Bombataliev: i reati ipotizzati nei suoi confronti sono associazione con finalità di terrorismo internazionale e istigazione a commettere delitti.

Parallelamente all’arresto di Bombataliev venivano effettuate tre espulsioni per motivi di sicurezza internazionale: si tratta dei due fratelli albanesi Orkid e Lusien Mustaqi, di 26 e 23 anni, in regola sul territorio nazionale e residenti a Potenza e della moglie di Bombataliev, la quarantanovenne russa Marina Kachmazova, irregolare e residente nel napoletano. I tre erano tutti soggetti alle attività di indottrinamento di Bombataliev e, nel caso della Kachmazova, di una vera e propria istigazione al martirio attraverso attacchi suicidi, una dinamica ben nota in ambito jihadista ceceno.

Vi sono alcuni elementi di estremo interesse che caratterizzano il profilo di Eli Bombataliev:

  • Fonti russe lo indicavano come legato all’Emirato del Caucaso, l’organizzazione terrorista di matrice islamista nata nel 2007 e recentemente sgretolatasi in seguito alla scissione di numerose vilayat unitesi a Daesh.
  • Nel 2012 Bombataliev otteneva un permesso di soggiorno per motivi umanitari rilasciato dalla Questura di Foggia. Nel 2015 gli veniva rinnovato il permesso, scaduto poi nel marzo 2017.
  • Eli Bombataliev era in costante movimento, in Belgio, dove vive il fratello e dove manteneva contatti con altri soggetti radicalizzati ceceni in loco. Tra il novembre 2014 e il febbraio 2015 veniva segnalato in Turchia da dove si ipotizza un plausibile sconfinamento in Siria, dove un suo “confratello” era già stato indicato in combattimento nelle file di Daesh.
  • Bombataliev veniva anche segnalato come soggetto legato al commando che nella notte tra il 3 e il 4 dicembre 2014 diede l’assalto alla “Casa della Stampa” di Grozny, causando la morte di 19 persone. E’ plausibile che dietro l’attacco di Grozny vi fosse il gruppo di Aslan Byutukaev, come messo in evidenza anche dal sito di propaganda jihadista dell’Emirato del Caucaso, Kavkaz Center. Nel giugno 2015 Byutukaev lasciava l’Emirato del Caucaso per giurare fedeltà all’Isis.
  • Bombataliev svolgeva il ruolo di imam “sostitutivo” presso il centro islamico al-Dawa di Foggia e vi dimorava. E’ lì che è entrato in contatto con diversi personaggi radicalizzati, come i fratelli tunisini Kamel e Boubakeur Sadraoui (il primo in stato di detenzione e il secondo espulso dal territorio nazionale). Quasi in parallelo, il ceceno si dedicava alla radicalizzazione dei già citati fratelli Mustaqi.
  • Tra i contatti di Bombataliev sparsi in Europa emergeva anche un ceceno segnalato nel nord-est e fotografato assieme ad Ahjan Veapi, il macedone considerato la “mano destra” di Bilal Bosnic in Italia e condannato lo scorso 10 aprile a 4 anni e 8 mesi di reclusione per reclutamento con finalità di terrorismo in relazione a Daesh. Tra i jihadisti reclutati da Veapi ci sono infatti Ismar Mesinovic e Munifer Karamaleski, due amici balcanici entrambi partiti dal bellunese per la Siria.

Il caso Bombataliev è di estremo interesse perché è la prima volta che in territorio italiano emerge la presenza di un soggetto radicalizzato ceceno di tale spessore, con notevoli capacità d’indottrinamento e propaganda, al punto da essersi “guadagnato” il ruolo di leader presso il centro islamico “al-Dawa”; un personaggio collegato a una rete transnazionale in Europa e con legami in Russia e Caucaso. Soggetto che, nonostante il profilo, godeva tra l’altro di una notevole libertà di movimento. Alcuni dei personaggi ad egli legati non esitavano tra l’altro a mostrare sui social network le proprie simpatie per il jihad e per le armi.

Un ulteriore aspetto che va preso seriamente in considerazione è il legame tra il filone jihadista ceceno e quello balcanico, visto che entrambi hanno degli elementi in comune di non poco conto, in primis la lotta contro quell’Islam etno-nazionalista, spesso di ispirazione sufi, ferocemente attaccato dall’ideologia wahhabita e salafita. In secondo luogo c’è la lotta verso il comune nemico slavofono/russo nei Balcani e in Caucaso. Elementi che fungono da pericoloso collante. A questo punto è essenziale capire quanto estesa sia veramente la rete transnazionale ceceno/balcanica in Europa e le sue eventuali potenzialità e target.