I “Leoni dei Balcani” e la rete albanese-kosovara che raggiunge Milano – by Giovanni Giacalone

L’arresto della diciannovenne Bleona Tafallari, avuto luogo a Milano in via Padova mercoledì 17 novembre, ha riacceso nuovamente i riflettori sul pericolo di matrice jihadista targato Isis. Un pericolo che in realtà non si era mai ridimensionato ma era semplicemente latente, oltre che messo in terzo piano dai media in un periodo in cui l’attenzione è monoliticamente rivolta al contesto sanitario.

Segnali di attività legata all’estremismo islamista in Europa erano più che evidenti; è sufficiente ricordare l’attentato di pochi giorni fa a Liverpool , sulle cui dinamiche restano ancora parecchi punti interrogativi; quello di Cannes della scorsa settimana e l’omicidio del parlamentare conservatore David Amess, avvenuto lo scorso 15 ottobre a Leigh-on-Sea, Essex.

Lo scorso 12 ottobre in Kosovo cinque jihadisti erano poi stati arrestati con l’accusa di preparare attentati in vista delle elezioni amministrative del 17 ottobre. La cellula era in possesso di armi, missili anticarro, esplosivi e un drone. Come si vedrà, due degli arrestati erano in contatto con la Tafallari.

Come sottolineato oggi dal Prof. Marco Lombardi in un’intervista, i soli 19 anni della ragazza arrestata a Milano non devono stupire visto che da anni l’età dei coinvolti in attività jihadiste si è notevolmente abbassata. E’ del resto utile ricordare come nel 2015 ben tre giovani donne erano risultate al centro di una rete, sgominata dalle autorità italiane, che collegava Italia, Balcani e Medio Oriente, ovvero le sorelle Maria Giulia e Marianna Sergio e la italo-canadese di origini siriane Bushra Haik.

Un altro aspetto evidenziato dal Prof. Lombardi è il fatto che la Tafallari fosse sposata con un amico di Kujtim Fezjulai, cittadino austriaco di etnia albanese che il 2novembre 2020 aveva colpito a Vienna. Nessun cosiddetto “lupo solitario” quindi, termine che è più un espediente mediatico per semplificare situazioni ben più complesse.

Lombardi ha infatti spiegato che i radicalizzati non sono in assenza di relazioni, ma semplicemente non hanno una relazione organizzata, strutturata, guidata da un gruppo terroristico formale, ciò non significa essere in assenza relazionale. Gli uomini e le donne non possono essere in assenza relazionale. E’ dunque fondamentale scavare nei circuiti amicali e parentali in quanto quelli digitali sono soltanto parte di un meccanismo ben più complesso.

I “Leoni dei Balcani”, la rete dietro a Bleona Tafallari

Analizzando i contatti e le relazioni di Bleona Tafallari emergono dinamiche che indicano come discorsi del tipo “oggi ci si radicalizza sul web”, oppure “non ci si radicalizza più nei centri islamici” non abbiano senso. Oggi ci si può radicalizzare ovunque, in parallelo sul web e in luoghi fisici, a prescindere da quali essi siano. Il web è certamente molto utile agli estremisti islamisti perché permette la condivisione di materiale, la propaganda in rete, il mantenimento di contatti costanti, ma resta pure sempre un mezzo che facilita la comunicazione, a sua volta inserito all’interno di un fenomeno ben più ampio.

La Tafallari era sposata con Perapin Beliqi; i due si erano sposati lo scorso 11 gennaio presso un centro islamico in Kosovo. L’imam che aveva celebrato il matrimonio è Nehrudin Skenderi, uno dei cinque già citati soggetti, arrestati lo scorso 12 ottobre in Kosovo con l’accusa di organizzare attentati in vista delle elezioni amministrative. Bleona Tafallari era in contatto sia con la moglie dell’imam, Raba Blerina, sia con Sara Shaluni, moglie di un altro degli arrestati, Ardijan Guraj, foreign fighter dell’Isis in Siria, poi rientrato in Kosovo.

Un altro contatto della diciannovenne italo-kosovara era Sahadete Babaj, moglie di Arjan Babaj, uno dei quattro kosovari arrestati nel marzo del 2017 in Veneto per aver pianificato attentati a Venezia. Il soggetto in questione veniva indicato come la guida spirituale di quella cellula e sta attualmente terminando di scontare la condanna presso il penitenziario di Rossano (Cs).

Beliqi, marito della Tafallari, si era invece recato a Vienna nell’estate del 2020 assieme ad altri due albanesi residenti in Germania identificati come Blinor Shalaku e Drilon Gashi, entrambi perquisiti lo scorso luglio dalla polizia tedesca; i tre erano andati a trovare proprio Kujtim Fezjulai, colui che pochi mesi dopo avrebbe colpito a Vienna.

Attenzione poi, perché vi è un ulteriore aspetto di non poco conto, ovvero i collegamenti tra la Tafallari e le cerchie familiari di alcuni noti imam albanesi già finiti agli arresti tra Albania e Kosovo. La diciannovenne aveva infatti condiviso con una donna nota come “Festina” i contatti di familiari dei predicatori Rexhep Memishi e Genci Balla. In un’altra occasione era invece emersa una conversazione con tale “Ezra Umm Yaqkub”, amica di Souada Hysa, figlia di un altro noto predicatore radicale albanese, Bujar Hysa. Balla e Hysa non erano semplici imam, ma predicatori radicali che operavano al di fuori della comunità islamica ufficiale d’Albania, arrestati con l’accusa di aver reclutato gran parte dei foreign fighters albanesi poi inviati in Siria.

La Tafallari svolgeva dunque un ruolo importante all’interno di una rete di matrice Isis che si estendeva tra Italia, Germania, Austria e Kosovo. Era in contatto con predicatori e relativi circuiti familiari, con mogli di jihadisti attivi in Europa e di foreign fighters rientrati dalla Siria. Aspetto di non poco conto è quello relativo all’importanza dei rapporti coniugali, con le mogli dei jihadisti che erano in contatto tra loro e scambiavano informazioni di vario tipo, sempre relative alla causa jihadista.

La presenza della Tafallari a Milano

Non risulta ancora chiaro cosa ci facesse Bleona Tafallari a Milano; la ragazza era giunta a Malpensa assieme alla sorella lo scorso 1° agosto su un volo proveniente da Pristina, rispettivamente per il rinnovo dei documenti d’identità la prima (in quanto cittadina italiana) e per il rinnovo del permesso di soggiorno la seconda. Il 3 agosto la sorella, Alberina, aveva ritirato il permesso di soggiorno ed aveva fatto perdere le proprie tracce.

Il 7 settembre Bleona si era invece recata presso il commissariato di Villa San Giovanni per ritirare la carta d’identità italiana, ma veniva fermata e sottoposta a perquisizione. In quell’occasione nel telefonino della ragazza erano state ritrovate immagini di chiara matrice jihadista filo-Isis e due giorni dopo erano seguite una perquisizione locale ed una informatica che avevano portato al ritrovamento di ulteriore materiale compromettente.

Dal suo arrivo in via Padova a inizio agosto, Bleona Tafallari è uscita di casa in pochissime occasioni e non risulta ancora chiaro il motivo della sua presenza a Milano. Non si può escludere che i legami finora individuati possano essere collocati all’interno una rete ben più ampia, ma ci vorrà del tempo per avere una visione più chiara. Una cosa è comunque chiara, l’utilizzo del termine “lupo solitario” è sempre più fuori luogo.