Califfato e AQIM: service provider del Nord Africa – by Giovanni Giacalone

Martedì 27 gennaio un commando di jihadisti ha attaccato il Corinthia Hotel a Tripoli, di proprietà maltese e noto per essere frequentato da diplomatici e uomini di governo; almeno dieci i morti accertati, cinque libici, tre tajiki, un francese e un americano.

L’attacco è successivamente stato rivendicato dalla filiera libica dell’ISIS e sono state rilasciate anche le foto di due dei presunti terroristi, Abu Ibrahim Al-Tunsi e Abu Sulaiman Al-Sudani: come risulta evidente dai nomi, si tratterebbe di due elementi stranieri, un tunisino e un sudanese, due volontari della nuova internazionale del terrore.

L’attentato al Corinthia Hotel ha generato allarme, tanto che diversi media hanno enfatizzato la capacità da parte dell’ISIS di colpire sul territorio libico, a poche miglia dalle coste italiane. Un fatto che non sorprende però chi conosce bene l’attuale situazione in Libia, visto e considerato che la presenza di gruppi jihadisti in loco è nota da tempo e non si tratta soltanto di fazioni islamiste libiche sviluppatesi nella fase post-Gheddafi, come Ansar al-Sharia (con le varie diramazioni a Bengasi, Derna e Sirte) ma di vere e proprie organizzazioni internazionali che reclutano stranieri, come il sopra citato ISIS e Al-Qaeda in the Islamic Maghreb (AQIM), attivo dal 2007 nel Sahel, in Algeria e infiltratosi in Libia in seguito allo scoppio della guerra civile nel 2011, dove si è impossessato di interi arsenali dell’ex esercito libico.

Nel luglio 2014 AQIM, tramite Sheikh Abdullah Othman al-Assimi, aveva dichiarato il proprio supporto all’ISIS, dissociandosi da Al-Qaeda per quanto riguarda il mancato appoggio al gruppo di Abu Bakr al-Baghdadi. Il sito Al Monitor aveva illustrato come al-Assimi avesse chiesto chiarimenti al leader di Al-Qaeda, Ayman al-Zawahiri, per quanto riguarda l’ISIS:

Il mio gruppo vuole costruire legami amichevoli con l’ISIS. Ci siete più cari delle nostre tribù e le nostre famiglie e sempre avrete il nostro appoggio. Stiamo ancora aspettando che i vari rami di Al-Qaeda nel mondo chiariscano le proprie posizioni e dichiarino l’appoggio nei vostri confronti”. [1]

Pochi giorni dopo è però apparsa una dichiarazione online di AQIM, dove venivano smentite le affermazioni fatte da al-Assimi da parte di Abdelmalek Droukdel che ribadiva invece l’alleanza del gruppo ad Al-Qaeda. I servizi segreti algerini avevano ricevuto informazioni su pesanti dissidi interni ad AQIM che rischiavano di portare alla rimozione di Droukdel per il suo rifiuto di appoggiare l’ISIS.

Lo spettro di un AQIM apertamente schierato con l’ISIS è fonte di notevole pericolo per l’Europa e si ricollega al fenomeno dell’immigrazione clandestina, considerato che il flusso di immigrati (insieme a quello di armi è droga) è gestito da AQIM che agisce come service provider per i trafficanti. In poche parole l’organizzazione terrorista, non potendo attivamente partecipare al traffico per motivi moralistico-dottrinari, si limita a occuparsi della sicurezza dei trafficanti.

Un’attività non nuova per AQIM, abile nell’insediarsi in zone dell’Africa a scarso controllo governativo per gestire affari illegali di vario tipo: un esempio evidente è la presenza dell’organizzazione in alcune aree di Mauritania e Mali, dove fornisce supporto logistico al narcotraffico proveniente dall’America Latina, attraverso l’utilizzo piste di atterraggio improvvisate nel deserto. I convogli che scaricano e trasportano il carico verso le coste del nord-Africa vengono poi scortati dagli stessi jihadisti.

La Libia oggi è totalmente fuori controllo, non c’è un governo in grado di gestire il territorio ed è diventata terreno ottimale per organizzazioni criminali e terroriste. I suoi porti sono ormai delle vere e proprie basi e centrali di comando per il traffico di clandestini verso Italia e Malta.

Il rischio è evidente: nel momento in cui AQIM fedele all’ISIS dovesse decidere di infiltrare terroristi in Europa, come possibile risposta ai bombardamenti della Coalizione, il modo più semplice sarebbe proprio quello di inserirli sui barconi, mimetizzati tra i profughi.

Il Ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, aveva recentemente dichiarato di non poter escludere la possibilità di infiltrazioni con i barconi, ma di non sollevare allarmismi visto che la possibilità di sbarchi di terroristi con “canotti di migranti” è scarsamente probabile. [2]

Rischio infiltrazioni clandestine

Alcuni analisti avevano recentemente dichiarato che le organizzazioni jihadiste avrebbero mezzi più sicuri dei barconi per infiltrare terroristi in Europa, facendo l’esempio di elementi come i fratelli Kouachi, con passaporto europeo, soggetti nati e cresciuti in Europa, reduci da Siria, Iraq e altri contesti mediorientali.

Una visione che fa confusione tra “foreign fighters” europei e jihadisti arabi (nati e cresciuti nel mondo islamico) e che non tiene conto di alcuni aspetti:

1- Gran parte dei “foreign fighters” con passaporti europei sono ben noti agli apparati di sicurezza e proprio perché cittadini dell’EU, più facilmente monitorabili rispetto a dei potenziali terroristi nascosti tra i clandestini nei barconi. E’ vero che il caso Charlie Hebdo ha dimostrato evidenti lacune da parte dei servizi di sicurezza francesi per quanto riguarda il monitoraggio, ma è anche vero che i tre jihadisti erano ben noti alle autorità.

2- Con l’aumento dei controlli del dopo Charlie Hebdo, potrebbe risultare più complicato per i jihadisti infiltrare uomini in Europa o far leva su elementi locali: la “via dei barconi” diventerebbe dunque più conveniente e sicura.

3- Il fatto che il traffico di esseri umani sia un fenomeno lucrativo per le organizzazioni jihadiste non preclude la possibilità che queste utilizzino i canali anche per l’infiltrazione di terroristi e non è da escludere che lo abbiano già fatto, inserendo cellule dormienti di soggetti che una volta giunti in Italia, fanno perdere le proprie tracce. Vantaggio economico e obiettivi ideologici non sono necessariamente in contrasto.

4- La facilità con la quale gli immigrati raggiungono le nostre coste, i controlli non del tutto efficienti e le alte probabilità di fuga dai centri di accoglienza rende questa via estremamente allettante.

Il 17 dicembre 2014 da Palermo era giunta notizia che la Procura aveva aperto un’inchiesta su potenziali infiltrazioni di elementi dell’ISIS tra gli immigrati giunti nel 2014 con i barconi. Si era inoltre parlato di alcune testimonianze di persone giunte con le barche ed entrate in contatto con estremisti che avevano affermato di essere diretti in Italia per ricongiungersi con gruppi già presenti in territorio italiano, tra cui Roma e il cui obiettivo sarebbe il Vaticano. Interessante il caso di due elementi, un palestinese e un siriano, che avrebbero espressamente dichiarato a dei compagni di viaggio di far parte di una cellula; i due pare siano stati identificati e mandati in un centro di accoglienza dal quale sono però scomparsi.

Non bisogna inoltre sottovalutare le flotte di clandestini provenienti dalla Siria che salpano dalle coste turche. Basti pensare a un allarme dello scorso 16 luglio, dei servizi segreti militari, dove si parla di una cellula di cinque jihadisti tunisini, con passaporto canadese, formata e addestrata nei campi siriani di Saluq e Arkashi,  che sarebbe giunta in Italia su una nave con a bordo 400 clandestini.

Alcuni dati

Secondo alcune stime di varie associazioni che si occupano dell’emergenza immigrazione in Sicilia, sarebbero 50 mila gli immigrati spariti da porti e centri. Secondo calcoli più azzardati, gli stranieri che in generale sfuggono ai controlli sarebbero oltre centomila. Nel 2014 sono sbarcati sulle coste italiane circa 175 mila persone e, a detta del Viminale, molti potrebbero essere passati dai centri di accoglienza per poi restare in Italia come profughi.

Secondo gli ultimi dati Orim, al 1° luglio 2013, la stima degli stranieri irregolari presenti in Lombardia è di circa 86.900, di cui 43.150 nel milanese. Sempre su Milano e provincia 10.900 sono originari del Nord Africa, 13.850 dell’Asia e 2.100 dell’Africa sub-Sahariana.

[1]  http://www.al-monitor.com/pulse/security/2014/07/aqim-declaration-support-isis-syria-maghreb.html#

[2] http://www.analisidifesa.it/2014/12/il-califfo-infiltra-terroristi-in-italia-tra-i-clandestini-dalla-libia/