Con Daesh in Libia torna “Il Leone del Deserto” – by Alessandro Burato e Marco Maiolino

La cinematografia italiana è ora una materia che possiamo annoverare fra le conoscenze del Califfato: risale a poche ore fa la pubblicazione, da parte di Daesh, di un nuovo video di circa 28 minuti nel quale è montata una scena tratta dal celebre film del 1981 Leone del Deserto, girato in Libia, a Roma e Latina, parzialmente finanziato da Gheddafi con 25 milioni di dollari e ambientato negli anni venti quando le forze di Omar al-Mukhtar combattevano in Libia l’esercito italiano, guidato dal generale R. Graziani.In generale l’intero video è una giustapposizione di pezzi d’autore o sketch già diffusi: Raz Degan che recita nelle vesti di Dario III, imperatore di Persia, il video delle decapitazione in piazza davanti ad adulti e bambini di due uomini accusati di stregoneria lanciato l’8 dicembre 2015, le immagini di Pierre Gourdel, alpinista rapito in Algeria e la “parata” dei jihadisti per le vie di Sirte, a bordo dei suv con le bandiere nere sventolanti.

É molto interessante notare come la frase pronunciata dalla voce fuoricampo: «i crociati hanno diviso il Maghreb islamico, la Francia prese la parte più grande, poi consegnò il resto a Italia e Spagna…loro cercavano di dividerci con democrazia e libertà personale, ma la loro strategia non funziona perché lo Stato Islamico è qui per restare» risuoni in maniera molto simile alle parole usate da Abu Yusuf al Anabi, leader di AQIM, nel video “Between the Hands of Aggression, So Be Aware”, pubblicato il 14 gennaio scorso: «nuovi invasori, nipoti di Graziani, vi morderete le mani pentendovi di essere entrati nella terra di Omar al-Mukhtar e ne uscirete umiliati».

La strumentalizzazione dell’eroe e le tematiche usate sono comuni. Si tratta dunque di competizione dei due gruppi jihadisti su un tema, quale l’occupazione coloniale, che riscuote molto successo in termini di reclutamento o si potrebbe ipotizzare una sorta di collaborazione? Rispondere con certezza a questa domanda è difficile ma alcune considerazioni meritano di essere fatte. Nel breve periodo gli obiettivi di AQ e IS in nord Africa coincidono: entrambe necessitano di reclutare miliziani, perpetrare nuovi attacchi e combattere un nemico comune ossia l’Occidente, i crociati colonizzatori francesi e italiani.

Sebbene infatti ufficialmente i due gruppi siano rivali e si siano scomunicati reciprocamente, le dinamiche locali e non ufficiali possono, in realtà, assumere forme ben diverse. Se si aggiunge, ad esempio, il fatto che il capo del battaglione Murabitun Moktar Belmoktar, appartenente ad AQIM ma anche molto vicino a Daesh, gestisce molti dei traffici illeciti (sigarette, farmaci, uomini, armi ecc.) da cui lo stato islamico trae grande vantaggio in Libia, la possibilità della connivenza tra i due gruppi diventa più probabile per garantire un beneficio reciproco.

Ad ogni modo la scelta cinematografica del “Leone del Deserto” allunga ancora di più sulla scacchiera nord-africana l’ombra di un terzo polo, composto da quei probabili “consulenti” della comunicazione di AQIM di cui già dicevamo. Il dubbio resta: risorse comuni? Italiane?