Ebola free! Nigeria:1 / Ebola:0 – by Alessandro Burato

E’ di ieri la notizia che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato lo Stato della Nigeria libero dal virus Ebola, dopo un periodo di 42 giorni durante i quali non è stato rilevato alcun nuovo caso di contagio. Il primo caso si era presentato il 20 Luglio scorso quando un diplomatico liberiano-americano si era sentito male nell’aeroporto di Lagos. Date le deboli o inesistenti procedure di emergenza il paziente “zero” (per la Nigeria) è stato in grado di infettare diverse persone, specie tra il personale medico che lo ha assistito al nosocomio presso il quale era stato trasportato. Totale: 20 casi, 8 decessi, 898 contatti tracciati (351 di primo o di secondo grado e 547 di terzo grado) [1] per accertamenti e procedure di controllo e di contenimento dell’epidemia.

E ora ci si interroga su cosa abbia portato a quella che è stata definita la vittoria della “battaglia” nigeriana per poterlo estendere e giungere così a vincere la “guerra” contro Ebola.

Non è necessario arrovellarsi troppo per trovare una risposta a questo interrogativo se si guarda al grafico che riporta la struttura organizzativa del RIMC – Response Incident Mangament Center –responsabile della gestione dell’epidemia in Nigeria da Luglio a Settembre 2014 [2]. Grafico RIMC - NigeriaFonte: MMWR Morb Mortal Weekly Report (October 3, 2014)

Tre sono gli aspetti fondamentali: informazione, comunicazione ed esperienza.

Da sinistra verso destra questi sono i fattori decisivi per il funzionamento del modello. La raccolta, attraverso il tracciamento dei contatti e il monitoraggio costante dei casi rilevati, e la corretta gestione dei dati relativi all’epidemia ha permesso di attivare e indirizzare più velocemente gli sforzi messi in campo per arginare il dilagare del contagio e di improntare una efficace gestione dei casi di infezione che contemplasse tutte le fasi necessarie e a rischio quali l’assistenza medica vera e propria, le procedure di decontaminazione e di sepoltura.

Il trait d’union tra informazione e comunicazione è riservato al ruolo dei media. Pensati durante tutta l’emergenza come mezzi per informare e comunicare, sono stati utilizzati in maniera centralizzata sia come supporto che come attori primari nella gestione dell’emergenza. Ed arriviamo dunque alla comunicazione vera e propria. A tale proposito si rimanda alla lettura di “Ebola: is it real? Risk communication under scrutiny”. Le campagne di comunicazione con la popolazione circa la reale pericolosità dell’epidemia, le modalità di trasmissione e le misure preventive attraverso una diversificazione di mezzi, dai Social Media alla semplice ma fondamentale radio, hanno evidentemente dato i loro effetti.

Ma resta l’esperienza e l’apprendimento delle lezioni ricevute da casi passati ad aver forse fornito l’asso alla Nigeria per vincere la propria partita. Lo Stato africano che è ora libero dal virus ha sicuramente beneficiato in termini di reattività nella gestione dell’emergenza Ebola dei passati casi di avvelenamento da piombo del 2010 e del più recente sforzo di debellare la polio compiuto nel 2012.

Dunque Nigeria:1 / Ebola:0. Ma la battaglia non è vinta e la Nigeria è ancora accerchiata dal virus e non può abbassare il livello di allerta. Ad ogni modo la notizia positiva della sua “liberazione” riporta l’attenzione sugli aspetti (che sono però anche obiettivi) citati sopra e sulla necessità che vengano seriamente implementati e perseguiti a livello mondiale.

Fare informazione riduce il senso di vuoto che l’insicurezza delle situazioni emergenziali naturalmente porta con sé. Anche la comunicazione non può essere relegata a messaggi “istituzionalizzati”. Il pubblico al quale la comunicazione in casi come questo si rivolge è sempre un pubblico attivo che domanda, cerca e si interroga circa quello che ha a diposizione per valutare il proprio livello di rischio. È di ieri la notizia di un caso NON CONFERMATO di contagio di 17 bambini di un asilo in Texas che sarebbero stati infettati con il virus Ebola da una bambina liberiana in America come “foreign exchange student” [3]. La rete è letteralmente impazzita per cercare una conferma alla notizia.

Ebola fake

Nessun organo istituzionale ha ancora ufficialmente confermato o smentito la notizia che viene però etichettata come “Bull**** “satire” da alcuni users iscritti a TexAgs.com [4] e da altri blog. La gestione della comunicazione non funziona se non nelle “facili” e “pulite” conferenze stampa: la comunicazione sul campo, quella fatta interagendo con gli altri attori (che spesso vengono dimenticati), cioè il pubblico, è decisamente lacunosa. E questo aspetto preoccupa tanto più visto l’atteso aumento dei false positive. Se le istituzioni credono che sia ancora valida, se mai lo è stata, la teoria secondo cui “meno sai, meno ti preoccupi”, sarebbe ora che si rendessero conto che ormai le informazioni che il pubblico ha a disposizione non sono più unicamente quelle che provvedono loro stessi a diffondere (quando lo fanno).

Il dopo-partita della Nigeria deve ancora insegnarci molto.

Referenze

[1] Fasina FO, Shittu A, Lazarus D, Tomori O, Simonsen L, Viboud C, Chowell G. Transmission dynamics and control of Ebola virus disease outbreak in Nigeria, July to September 2014. Euro Surveill. 2014;19(40):pii=20920. Available online: http://www.eurosurveillance.org/ViewArticle.aspx?ArticleId=20920

[2] Shuaib F, Gunnala R, Musa EO, Mahoney FJ, Oguntimehin O, Nguku PM, et al. Ebola virus disease outbreak – Nigeria, July-September 2014. MMWR Morb Mortal Wkly Rep. 2014;63(39):867-72.

[3] 17 Texas Kindergarteners Contract Ebola After Exposure To Liberian Foreign Exchange Student – Available online at: http://nationalreport.net/17-texas-kindergarteners-contract-ebola-exposure-liberian-foreign-exchange-student/#sthash.7Wg2MlZR.dpuf

[4] TexAgs.com was created to provide a constructive community for sharing information, opinions, and life’s experiences and is primarily intended for current students, former students, supporters, and fans of Texas A&M University and its athletic programs.