Guerra Ibrida: perché avere più paura del conflitto Russo – Ucraino – by Marco Lombardi

La Guerra Ibrida: più volte ho commentato questa definizione del conflitto, sostenendo – non da solo! – che si trattasse di una evoluzione del modo di fare la guerra, caratterizzata da:

  • Incertezza delle norme che la regolano e, dunque, grande flessibilità tattica e strategica “oltre il limite”;
  • Pluralità di attori (pubblici e privati) portatori di interessi specifici diversi e in conflitto tra loro per il successo, anche quando schierati dalla stessa parte;
  • Compresenza di asset concorrenti e sovrapposti;
  • Una guerra delocalizzata, pervasiva e diffusa.

E’ proprio a partire dagli albori del conflitto Russo – Ucraino (2014) che si cominciò a definire questo scenario, spesso con grande difficoltà ad accettarlo sia a livello politico sia militare: in ogni caso esso spaventava perché, nella sua accezione, mostrava chiaramente come fosse già in corso una Terza Guerra Mondiale strisciante, cioè non riconoscibile utilizzando i canoni dei conflitti trascorsi, ma evidente negli obiettivi sottesi al confronto multidimensionale tra le potenze di questi anni. Nessun politico, d’altra parte, avrebbe mai potuto sostenere la narrativa pubblica di una guerra globale davanti ai propri cittadini, da cui la necessità di “non riconoscere” i fatti. Solo Papa Francesco parlò più volte, dal 2014 a oggi, di Guerra Mondiale a capitoli: “è una mia opinione, ma sono convinto che noi stiamo vivendo una terza guerra mondiale a pezzi, a capitoli, dappertutto” (Papa Francesco, il 30 novembre 2014, in viaggio rientrando dalla Turchia).

E adesso, la costruzione della narrativa rassicurante è definitivamente crollata, là dove aveva avuto genesi il fenomeno negato: per la prima volta abbiamo il completo spiegamento della Guerra Ibrida, finora teorizzata da alcuni, accettata da pochi, praticata diffusamente ma sempre dispiegando con discontinuità il suo potenziale. Furono così sia l’Afghanistan che la Siria che la più articolata guerra al terrorismo, diffuso e connesso.

Questo dispiegarsi potente non può che fare paura.

In queste settimane abbiamo visto e, soprattutto, abbiamo ascoltato essere presente nelle narrazioni ufficiali che hanno, purtroppo, dovuto adeguarsi alle evidenti degli scenari sul terreno, tutti quei segni che fanno di questo conflitto la prima Guerra Ibrida pienamente compiuta.

  • Il primo segno, primo perché più banale, si ritrova nella presenza di tutte le dimensioni della guerra: terra, aria, mare, spazio e cyber. Queste dimensioni sono ormai simultaneamente presenti e reciprocamente interdipendenti nell’esercitarsi sul campo.
  • Gli attori si sono moltiplicati a dismisura: gli eserciti ufficiali sono una piccola componente sul terreno. A questi si aggiungono milizie su base ideologica e/o religiosa o economica che costituiscono unità che hanno una propria forte identità, che travalica le specifiche ragioni del conflitto in corso. E poi volontari, che vengono reclutati apertamente “via ambasciata” in tanti paesi che “la guerra la ripudiano”, per costituire un corpo internazionale di risposta all’invasione, rendendo almeno turbolenta l’interpretazione del diritto nazionale di molti stati. Inoltre, il campo è condiviso da attori “non conflict” quali media ed NGO. Fino al test di attori limite, quali i sistemi militari senza equipaggio, che anticipano i prossimi cyborg. E non dimenticando un attore sempre più presente: la pubblica opinione che è l’audience della guerra nella dimensione cyber.
  • Il privato, nella forma dei nuovi super stati globali delle major, si schiera su più dimensioni per sfruttare i propri asset: le major della comunicazione adeguano i palinsesti alle diverse narrative e praticano forme di propaganda/censura; altri limitano i servizi normalmente offerti, che possono essere utilizzati da parti in causa e così via: tutti in gioco.
  • L’asset economico si è dispiegato prima, durante e dopo il conflitto con la sua autonomia ma considerato nel piano strategico più ampio: prima, i movimenti economici della Russia degli ultimi mesi mostrano un’azione preventiva nei confronti degli effetti delle prevedibili sanzioni economiche; durante, le sanzioni colpiscono la quotidianità soprattutto per frantumare l’opinione pubblica russa, ma con effetti boomerang sulle opinioni nazionali, attivando un recovery plan che non poteva non essere previsto e che evidenzia la certezza della impossibilità del ripristino della situazione precedente il conflitto. L’effetto complessivo dell’attacco economico ha ormai dato avvio a un nuovo assetto economico globale.
  • La dimensione cyber, che finora era stata descritta come la Linea Maginot di difesa statica delle infrastrutture, finalmente si riconosce per le competenze multifunzione che implicano azioni che vanno dalla inibizione e distruzione dell’hardware primario, al sabotaggio nella erogazione dei servizi dipendenti dalla rete, fino all’impiego del cyberspazio, che in questa veste deve essere garantito operativo, per l’azione più massiccia di info-war mai dispiegata, che utilizza tutte le piattaforme digitali di comunicazione possibili. Ma siamo partiti da un cyber war-fare che era solo virus, warm, bot… roba antica seppure presente.

E quanto sopra è un elenco molto parziale, ma sufficiente, per mostrare come si stia assistendo alla prima Guerra Ibrida totale: ancora non si era dispiegato in questa forma articolata alcun conflitto, dove le regole che finora sono servite per identificare il nemico (che non è necessariamente chi ti spara) non servono più e, dunque, anche tutti i driver predittivi e interpretativi degli scenari falliscono.

Di questa guerra si deve sottolineare non la simultaneità ma la sovrapposizione di dimensioni e asset, che richiede una strategia olistica e una interdipendenza profonda delle tattiche governata da un sistema di comando che ha la sua competenza e forza nella dimensione cognitiva.

Probabilmente perché come cittadini siamo più esposti, e perché come ogni situazione di incertezza richiede, ci offriamo più vulnerabili agli strumenti della comunicazione con il risultato di diventare fan e tifosi degli schieramenti, effetto cercato e voluto ovviamente dalle fonti.

In questa situazione vorrei sottolineare un principio di tutela per il cittadino: considerate falsa ogni informazione fino a prova contraria. E un principio di efficacia per chi ha compiti di governo: considerate vera ogni informazione per la sua target-audience.

Questi due principi non bastano a rendere sufficiente chiarezza della situazione ma sottolineano un punto di attenzione: in questo scenario di sovrapposizione e interdipendenza di asset e di dimensioni diverse, lo “scivolamento” della risposta da un asset o dimensione ad altro può essere rapido, fino a sembrare automatico, cioè privo di riflessione e consapevolezza degli effetti, drammaticamente diversi, che una risposta avendo mutato asset/dimensione, può avere.

In sostanza, in questo momento non abbiamo nessuna sicurezza di poter sostenere che una minaccia, che per sua natura appartiene agli asset comunicativi della info-war del cyber, non possa trovare una risposta rapida in una azione che riguarda un asset/dimensione differente: arma nucleare dallo spazio?

Non credo che ci sia dottrina adeguata, attualmente, ad attualizzare la Guerra Ibrida in una forma più vicino al Cognitive Warfare, nel cui contesto sta “virando” rapidamente.

E dunque, abbiamo tante buone ragioni per avere ancora più paura del conflitto Russo – Ucraino in corso.

Tuttavia, io credo che, se l’uomo è capace di sterminarsi è anche capace di fermarsi: un poco prima, magari non troppo sotto. Ma si deve avere il coraggio della paura.