La recrudescenza del conflitto Israelo-Palestinese ha portato alla luce svariati argomenti sul futuro delle relazioni internazionali in Medioriente, sulle prossime mosse degli attori coinvolti e sulle armi utilizzate. Soffermandosi su quest’ultimo aspetto, diventa chiaro come l’escalation a cui abbiamo assistito rappresenta uno dei casi di conflitto ibrido più interessanti di questo ventennio. Nel quadro più ampio delle operazioni militari convenzionali tra Israele e Hamas è stato osservato un massiccio utilizzo sia tattico che strategico delle rispettive macchine mediatiche. Ancor più nello specifico è stato interessante notare come i canali mediatici promotori delle narrative e dei materiali propagandistici di entrambi gli schieramenti operavano sinergicamente all’apparato militare. Per questo breve commento sono stati presi in considerazione gli apparati mediatici delle forze militari israeliane dell’IDF (Israel Defense Force) e del braccio armato di Hamas cioè le Brigate Izz al-Din al-Qassam.
Il giovane e innovativo team di comunicazione dell’IDF ha operato tramite la sua pagina Twitter dal giorno 9 maggio 2021. Già dal primo tweet è stato possibile osservare il processo di “costruzione del nemico”:
“Terrorist in Gaza fired a rocket toward Israel tonight. In response, our aircraft just struck Hamas military post in southern Gaza. Terror has consequences.”
Da questo tweet in poi è stato osservato un pattern comune, il quale raffigura il nemico su tre livelli interpretativi. Il primo livello è il “terrorista” inteso come attore reale della violenza e nemico mortale dei civili israeliani. Il secondo livello è Hamas, avversario istituzionale e ideologico non solamente militare; citarlo diventa utile per associare a un nemico furtivo una bandiera e un viso politico ben riconoscibile. Infine, il terzo livello è rappresentato dal “terrore”, inteso nel senso lato del termine come nemesi del popolo israeliano, minaccia alla sua sicurezza e al suo stile di vita; non solo, il terrore diventa nemico comune anche per il popolo di Gaza stesso, che viene rappresentato come vittima.
Ripercorrendo e raccogliendo i tweet fino a fine maggio è stato possibile ricostruire a grandi linee le mosse dell’apparato mediatico-militare israeliano:
- Attacco mediatico: l’IDF ha costantemente pubblicato infografiche, video e tweet contenenti numeri e dati sulle strutture colpite e sui leader di Hamas uccisi. In tal modo si esalta la forza chirurgica dell’esercito israeliano e la sua determinazione nel colpire il nemico. Un secondo esempio di attacco è la colpevolizzazione della resistenza armata di Hamas tramite una serie di infografiche che riportavano le spese in dollari effettuate da Hamas per costruire il suo apparato militare affiancate dalle strutture scolastiche e ospedaliere che avrebbe potuto edificare con le stesse somme di denaro. Infine, ad ogni attacco missilistico andato a segno contro Israele, l’IDF (a livello mediatico) risponde con tweet finalizzati a mostrare come lotta di Hamas fosse condotta contro civili, contrariamente a quella di Israele combattuta contro terroristi;[1] erodendo in tal modo la reputazione dell’avversario.
- Difesa mediatica: per quanto riguarda la difesa da possibili attacchi propagandistici l’IDF ha utilizzato specifiche infografiche che giustificavano l’abbattimento di alcuni edifici a Gaza (poiché riconosciuti come sedi di comando di Hamas) e sulla pratica del cosiddetto “knocks on the roof“.[2] In tal modo l’IDF può giustificare i propri bombardamenti coprendosi il fianco da possibili ripercussioni causate da perdite collaterali di civili.
- Percezione della sicurezza: parallelamente al susseguirsi delle operazioni militari, un importante fattore che l’IDF doveva tenere sotto controllo era la percezione di sicurezza, garantita in parte dal corretto funzionamento del sistema missilistico di difesa Iron Dome. Per quanto abbia intercettato più del 80 % dei razzi lanciati, ci sono state comunque delle vittime.[3] A tal fine, per consolidare la percezione di sicurezza è stata condotta una costante copertura mediatica degli interventi di Iron Dome.
- Inganno mediatico: infine l’ultima tattica mediatica, forse anche la più nota, è stata l’uso dell’inganno mediatico nella notte del 13 maggio,[4] quando sulla pagina ufficiale dell’IDF è stato postato il seguente tweet: “IDF air and ground troops are currently attacking in the Gaza Strip.” L’annuncio su Twitter, combinato a una serie di manovre di terra atte a far credere un’imminente invasione di terra hanno spinto i combattenti di Hamas a disperdersi, utilizzando la rete di tunnel sotterranei nota come la “la Metro”. Contrariamente a quanto ci si aspettava, Israele non ha lanciato l’offensiva di terra ma ha scatenato la potenza di fuoco di ben 160 aerei per 40 minuti contro la rete sotterranea di Hamas.
Le Brigate Izz al-Din al-Qassam hanno portato avanti la loro propaganda di guerra per mezzo della piattaforma Telegram utilizzando i canali ufficiali delle brigate e del portavoce Abu Ubaida. La comunicazione del braccio armato di Hamas tramite Telegram, diffusa totalmente in lingua araba, si è contraddistinta da quella israeliana per una massiccia copertura mediatica e per l’utilizzo di una narrativa completamente differente. Nello specifico sono state riconosciute le seguenti tattiche comunicative:
- Esaltazione della forza combattiva: la quasi totalità del materiale propagandistico grafico e video-fotografico aveva lo scopo di esaltare la forza e le risorse militari di Hamas. Al fine di affermare sé stessa sia all’estero sia all’interno dei territori palestinesi, costruendosi un’immagine il più simile possibile a quella di un esercito regolare. I soggetti maggiormente mostrati erano infatti soldati impiegati in esercitazioni o intenti a caricare batterie di razzi. L’aspetto più interessante di questo filone è l’attenzione posta sull’arma missilistica, rispetto alla figura del soldato. Il razzo viene sacralizzato come arma chiave della vittoria contro Israele; assieme al vasto arsenale balistico (di cui gran parte sviluppato a Gaza) vengono propagandati anche droni suicidi e missili anticarro. La nomenclatura stessa di tali armamenti ne rivela l’importanza comunicativa; il noto razzo Qassam, esattamente come le brigate di Hamas, prende il nome dal guerrigliero palestinese Izz al-Din aL-Qassam. E ancora, il missile Ayash-250,[5] ultimo prodotto di Hamas lanciato per la prima volta il 13 maggio contro l’aeroporto di Eilat-Ramon, deve il suo nome al guerrigliero-ingegnere Yaḥyā Ayyāsh eroe della Brigata Samaria e pioniere delle tattiche di terrorismo suicida nel conflitto Israelo-palestinese.
- Vittimizzazione e mitizzazione: in secondo piano, rispetto alle operazioni militari i canali Telegram hanno sfruttato le vittime civili dei bombardamenti e gli ufficiali militari uccisi in azione per capitalizzare a livello mediatico, da un lato facendo leva sul “supporto” delle opinioni pubbliche occidentali anti-Israele e dall’altro mitizzando i propri caduti.
L’osservazione comparata di questa “guerra nella guerra” mostra come la conduzione efficace di una qualsiasi operazione militare, oggigiorno, deve passare anche per lo strumento mediatico. Non più solo in termini di pura propaganda bellica ma soprattutto come strumento di guerra mediatico-cognitiva incastonato nel più ampio contesto della guerra ibrida.
[1] Yoav Galai, «Israel, Gaza and the Pursuit of the “Victory Image”», The Conversation, consultato 25 maggio 2021, http://theconversation.com/israel-gaza-and-the-pursuit-of-the-victory-image-161125.
[2] Lancio di dispositivi non esplosivi o a bassa intensità sui tetti delle case civili prese di mira nei territori palestinesi. Tale pratica serve come avvertimento di imminenti bombardamenti per dare agli abitanti il tempo di fuggire dall’attacco
[3] Ryan Pickrell Haltiwanger John, «Video Shows Iron Dome Interceptors Filling the Sky as More than 100 Rockets Rain down on Israel», Business Insider, consultato 13 maggio 2021, https://www.businessinsider.com/video-israeli-iron-dome-interceptors-fill-sky-during-rocket-attack-2021-5.
[4] The Associated Press, «Israeli Military Accused of Using Media to Trick Hamas», NBC News, consultato 20 maggio 2021, https://www.nbcnews.com/news/world/israeli-military-accused-using-media-trick-hamas-n1267500.
[5] «Iran’s Rockets to Palestinian Groups», consultato 26 maggio 2021, https://iranprimer.usip.org/blog/2021/may/19/irans-rockets-palestinian-groups.