Khorasan: vecchio, nuovo, dubbi… – by Marco Lombardi

Oggi il clamore è sul nuovo gruppo detto del Khorasan (regione storica centro asiatica), cappeggiato da  Mushi al Fadhli, che rimanda a una affiliazione di AQ(centrale) e al territorio centro asiatico tra Afghanistan Pakistan e regioni limitrofe, con maggiori legami ad al Nusra.  Il gruppo è pubblicizzato come una nuova spina “pungente” per l’Occidente, ma soprattutto per l’America e addirittura più pericoloso di IS per l’intelligence US.

Credo che il clamore sia un po’ sbrigativo.

E’ interessante notare come ISIS (non ancora IS) il 9 aprile 2014, sul  sito Shumuck al-Islam, pubblica il Patto del “Khorasan”, siglato da 9 comandanti di AQ tra Afghanistan, Turkmenistan e Iran: Sheikh Abu Ubaidah al-Lubnani, Abu al-Muhannad al-Urduni, Abu Jurair al-Shamali, Abu al-Huda al-Soudani, Abdulaziz al-Maqdisi (fratello di Sheikh Abu Mohammed al-Maqdisi), Abdullah al-Punjabi, Abu Yunus al-Kurdi, Abu Aisha al-Qurtubi, e Abu Musab al-Tadamuni. Il gruppo (sempre il 9 aprile 2014) accusa apertamente Zawahiri di lassismo e recupera la vecchia posizione antagonista con Zarqawi, già accennata, per dichiarare fiducia ad Abu Bakr al-Baghdadi, capo dello Stato Islamico d’Iraq e Siria (ISIS). I nove accusano al-Nusra e Zawahiri dicendo che “non hanno avuto alcun coraggio nel dare esecuzione alle sentenze su coloro che disobbediscono sharia, con il pretesto di evitare uno scontro con le persone ciò a causa della loro incapacità.” Nel documento si attacca l’Egitto nel suo presidente Morsi “che è un apostata … e che ha legittimato la cosiddetta primavera araba” per concludere:

“Noi scriviamo una tale messaggio a tutta la nazione musulmana e per chiedere perdono a Dio. Noi abbiamo così mostrato che ISIS è dalla parte del giusto. Che esso ha alzato la bandiera senza esitazione, né debolezza, senza rendere conto ad alcuno se non a Dio. Noi siamo con loro, finché perseverano, noi diamo il supporto e l’alleanza all’emiro Abu Bakr al-Baghdadi al-Qurashi, e la nostra obbedienza nella fortuna e nelle avversità, nei momenti difficili e in quelli favorevoli, senza discutere il suo comando. Ma se qualcosa cambia o devia (in ISIS) allora essi avranno da noi quanto altri già prima hanno avuto.”

Allo scontato ribattere di AQ della inconsistenza politica del documento, pochi giorni dopo Mohammed al-Adnani, a nome di ISIS, dichiara che “al-Qaeda ha deviato dalla via giusta. La questione non è su chi uccidere o con chi allearci. La questione riguarda la pratica religiosa che è stata distorta e un approccio che si sta allontanando dalla via giusta”.

Considerato che nelle politiche qaediste, soprattutto nel sistema di relazioni tra i gruppi, tra al-Nusra (AQ) e IS, nulla è casuale, la sovrapposizione del nome (il Gruppo oggi e il Patto ieri) rimanda certamente alla strategia di rimpallo e affermazione per l’identità e il comando di al Qaeda. La “nascita” della fazione va dunque letta con attenzione e calma, senza la fretta della intelligence Americana alla ricerca della minaccia più minacciosa per l’America. Possono avere ragione. Ma… valutiamo un sistema di rapporti assai complesso nell’islam radicale, da cui ne derivano strategie e minacce concrete e pericolose.