L’Iran dopo Soleimani. Sguardi retrospettivi e dinamiche di sicurezza – by Diego Bolchini

Con specifico riferimento alla lotta contro IS, in senso retrospettivo, l’Iran ha giocato un ruolo chiave in ambito siro-iracheno (il c.d. Syrak) attraverso una azione multiforme, incrementando la sua capacità expeditionary. Questo tanto per ragioni di percezione identitaria e storica (la Siria come trentacinquesima provincia dell’Iran e l’Iraq meridionale come “comunità sciita addizionale” del Paese), quanto per motivi di contrasto al pericolo rappresentato da un assetto egemonico sunnita-oltranzista nell’area.

Alcuni esempi riportati dalla pubblicistica specializzata di settore sono stati:

  • il supporto informativo e di intelligence, operato dal ministero iraniano dell’intelligence e della sicurezza – VEVAK;
  • il supporto aereo della IRIAF – Islamic Republic of Iran Air Force – in attività di interdizione e supporto aereo ai Peshmerga curdi, oltre all’utilizzo di preziosi assetti UAV come i droni Ababil;
  • il supporto operativo terrestre: Guardiani della Rivoluzione, forze Quds, Pasdaran e milizie Basjij in attività di contro-insorgenza, anche a difesa dei luoghi santi sciiti di Najaf e Kerbala;
  • il supporto via proxy extra-nazionali: i livelli miliziani sciiti-iracheni, costole dell’Esercito del Madhi, e i rifugiati afghani in Iran, andati a combattere in Sira inquadrati in una Brigata composta da diverse migliaia di uomini.

Al tempo dell’amministrazione Trump, appare ormai lontano anni luce il tempo della ricerca di distensione di Obama: il quotidiano conservatore iraniano Khayan, per esempio, nel marzo 2015 rilanciava una notizia simbolicamente “rivoluzionaria”: l’esclusione dalla lista delle minacce terroristiche (terrorist threat) dell’Iran e del movimento sciita-libanese Hezbollah da parte del DNI (Director of National Intelligence) USA, Lt. Gen.(r). dell’USAF James R. Clapper[1].

Nello specifico, il Worldwide Threat Assessment of the U.S. Intelligence Community del Febbraio 2015 aveva adottato una narrativa duale sull’Iran. Se da una parte il Paese era giudicato essere alla ricerca di un rafforzamento della propria sicurezza, prestigio e influenza regionale, dall’altra gli veniva riconosciuta la capacità e la volontà di contrasto a IS.

Oggi, dopo l’evento Soleimani, appare significativo approfondire il concetto operativo-militare di martire. Taluni segni distintivi sono stati colti con acutezza dall’ex Case Officer della CIA Robert Baer nel suo libro The Devil we know (2008). Essi sono rilevanti, particolarmente oggi alla luce di nuove possibili minacce, quando propongono una lettura comparativa delle dinamiche suicide di ISIS, NeoTaliban afghani, Boko Haram ed affini, concludendo che “Dalla fine della guerra Iran-Iraq nel 1988 non abbiamo notizia di alcun kamikaze iraniano. Gli sciiti, a differenza degli estremisti sunniti takfiri, sono stati in grado di definire nel dettaglio e specificamente gli obbiettivi del martirio, al di fuori di un quadro massimalista di violenza indiscriminata e del generico obiettivo rappresentato dall’indebolire il nemico. Viceversa, anche i periodi più cruenti del terrorismo, l’Iran si è generalmente limitato ad attaccare obiettivi militari e diplomatici”.

Pertanto, sono da considerare con attenzione, in termini di minaccia, possibili “blind spot” securitari quali ad esempio la mobilitazione della diaspora sciita in Sud America (secondo la logica del “what happens “there” matters “here”). Vi è un precedente storico importante in questo senso: nel 1992, alla uccisione da parte di Israele dell’allora leader di Hezbollah Abbas al Musawi si rispose con un’azione contro l’ambasciata israeliana a Buenos Aires. Il bilancio fu di 30 vittime e 242 feriti.

[1] Per una lettura “iraniana” del documento: http://www.iran-daily.com/News/114003.html?catid=3&title=US-admits-Iran–Hezbollah-not-supporting–but-fighting-terrorism . Sull’argomento, per una lettura più ad ampio spettro, vedasi anche le versioni americane: http://www.newsweek.com/iran-and-hezbollah-omitted-us-terror-threat-list-amid-nuclear-talks-314073  e http://www.worldtribune.com/2015/03/18/intelligence-split-dia-report-kept-iran-on-terror-threat-list-dni-offered-words-of-praise /.