Target Russia: ancora i Campionati del Mondo FIFA nel mirino del terrorismo – by Nicolò Spagna

La comunicazione del sedicente Stato Islamico negli ultimi mesi ha subito un notevole decremento sia in termini dinamicità all’interno delle piattaforme pro-ISIS sia in termini di diffusione del materiale propagandistico. E forse è in cerca di nuove strategie per promuovere la sopravvivenza del califfato ben oltre la perdita di territorio di questi mesi.Insieme alla ormai definitiva capitolazione della roccaforte di Raqqah in Siria questo status viene confermato ultimamente anche dalla mancata pubblicazione del quattordicesimo numero di Rumiyah, magazine di punta del califfato. L’unica sacca di resistenza comunicativa che rimane in piedi è quella legata alla serie intitolata “Knights of Lone Jihad” la cui ottava pubblicazione è stata diffusa la sera del 28 ottobre 2017 con il titolo “TARGET RUSSIA”.

La comunicazione semplice ma di notevole impatto veicolata dalla serie incalza così il filone propagandistico degli ultimi giorni legato alla minaccia nei confronti della FIFA World Cup 2018 che si terrà in Russia. La pubblicazione rivolgendosi ai combattenti di ritorno dal Siraq o già presenti sul territorio li esorta a colpire il cuore della manifestazione sportiva fornendo linee guide approssimative. Per esempio, viene consigliato l’utilizzo di Remote controlled IED in modo tale da provocare più vittime possibili o di utilizzare un’autovettura per colpire le persone accalcate, il tutto prestando attenzione ad evitare qualsiasi tipi di comunicazione digitale in procinto di mettere in atto l’ipotetica operazione. Se in un primo tempo il narratore esorta l’attacco della manifestazione sportiva, considerabile come un hard target, dall’altra parte evidenzia una seconda opzione, colpire i soft target nei dintorni del grande evento in virtù della loro minor securitizzazione: “[…] while security will go down one level in shopping malls and restaurants”.

Leggendo tra le righe di questo piano di attacco preconfezionato “pronto” all’uso emergono dei parallelismi con gli attacchi di Parigi del 13 novembre 2015, dove ad essere colpiti furono proprio un hard target (Stade de France) e differenti bar e ristoranti (soft target). La targetizzazione di una manifestazione sportiva di questo calibro fungerebbe sicuramente da catalizzatore all’interno di un contesto dove il califfato non ha più una forte risonanza come un tempo e dove solamente eventi come l’attentato di Las Vegas smuovono una qualche reattività comunicativa nel web tra i suoi supporter, spostando l’attenzione dei mass media e della stessa comunità internazionale. Infatti, anche la stessa strategia del califfato di fagocitare eventi terroristici di dubbia paternità invertendo l’onere della prova ha come obiettivi di mantenere dal punto di vista comunicativo una forte competitività e quindi credibilità nei confronti della popolazione destinataria del “terrore”, dall’altro lato accrescere il morale della Ummah.

La serie “Knights of Lone Jihad” è probabilmente il riflesso dell’unica strategia comunicativa che può permettersi il sedicente Stato Islamico ad oggi per tentare di raggiungere questi obiettivi.  Infatti, all’interno di una macchina propagandistica ormai quasi totalmente decentralizzata la comunicazione diviene ma non per questo meno pericolosa.

L’obiettivo primario del terrorismo non sono le vittime ma la paura che viene instillata in ogni potenziale vittima. In questa direzione, bisogna chiedersi cosa significherebbe colpire la FIFA World Cup 2018, infatti, in quanto evento internazionale questo rappresenta una minaccia nei confronti di tutti i paesi che vi partecipano e alle relative squadre nazionali (non a caso la propaganda jihadista in relazione all’evento ha utilizzato le immagini di volti noti del calcio come Neymar da Silva e Lionel Messi).

In tal senso, un’azione di questa risonanza è quello che cerca disperatamente il califfato, consapevole del fatto che questi eventi rappresentano soprattutto oggi la sua linfa vitale contando soprattutto sul fatto di disporre di un esercito di potenziali terroristi dormienti. La stessa pubblicazione in analisi per la prima volta definisce un target evento ben specifico, a differenza delle altre pubblicazioni della medesima serie che si prestavano principalmente ad elogiare gli attacchi compiuti e a fornire linee guida generiche e di scarsa qualità operativa pur mantenendo, come firma, una inesistente cura editoriale.

Il macro-obiettivo del califfato permane: mantenere vivo il terrorismo della quotidianità di cui è stato fautore spostando per il momento il baricentro verso una comunicazione minimalista e virale.