COVID-19, Stato Islamico, guerra ibrida: alcuni scenari – by Daniele Plebani

La pandemia di COVID-19 si è diffusa rapidamente in tutto il globo, investendo come fenomeno non solo i singoli ma anche le società cui questi appartengono. I gruppi terroristici non fanno eccezione: in particolare, le “nuove” contromisure adottate da Stato Islamico (IS) sembrano aver riscosso singolare attenzione da parte dei media sebbene non fossero in realtà né nuove (risalendo le prime note apparentemente già a gennaio) né certamente rivoluzionarie[1].

Allo scopo di prevenire le potenziali future mosse del gruppo, pare più utile al contrario offrire alcune brevi ipotesi su come l’organizzazione possa effettivamente sfruttare, al pari di altri attori all’interno della guerra ibrida, questa situazione a proprio vantaggio.

IS sembra aver identificato il COVID-19 come una punizione contro la Cina a causa del trattamento riservato a parte della popolazione musulmana nel Paese[2]. Questo ricalca una narrativa non nuova del gruppo, solito presentare catastrofi soprattutto naturali – quali uragani e incendi – come castighi divini contro i propri nemici. In questo caso tuttavia la portata del fenomeno potrebbe offrire ulteriori, inaspettate opportunità per la propaganda e per le attività cinetiche. Ad ora il COVID-19 infatti ha:

  1. Colpito (tra gli altri) in Europa e in America;
  2. Colpito con particolare virulenza in Italia e in Iran;
  3. Colpito durante i preparativi per la grande operazione Defender 2020 e altre affini (African Lion).

Fig.1 – diffusione del COVID-19 al 13/03/2020[3]

 

Adottando il motto “think terrorist” proprio di ITSTIME, a partire da questi elementi è possibile formulare alcune riflessioni. Dal lato propagandistico, questa triade di punti offrirebbe a IS il poter dimostrare ai propri accoliti e avversari come il gruppo sia stato in grado di resistere e che il nuovo “califfato” di al-Hashimi sia stato salutato da un “castigo divino” diretto al cuore degli “infedeli[4]”. In quest’ottica l’attacco sembrerebbe infatti portato su molteplici piani: contro l’Italia/Roma (intesa simbolicamente da IS come capitale della Cristianità) e l’Iran, Paese leader nello scacchiere sciita nonché “nemico naturale”; in Europa e Stati Uniti, cioè contro alcuni Paesi che più di tutti nell’ottica IS hanno perseguitato, combattuto e imprigionato i fedeli del gruppo; infine, per quanto riguarda il tempo, il COVID-19 avrebbe colpito durante la preparazione di truppe soprattutto statunitensi in vista della più grande esercitazione USA sul suolo europeo in 25 anni[5].  Considerando la minor frequenza e portata di attacchi IS negli ultimi anni, la pandemia potrebbe essere quindi raccontata da IS come un “segno divino” giunto come soccorso e ricompensa per piegare i nemici proprio nei loro Paesi, dove i sostenitori di IS non sono riusciti ad arrivare. Si tenga infine conto che IS “non ha fretta”: questa narrativa, come già per altre in passato, può essere impiegata anche in futuro. Queste ipotesi rammentano inoltre i pericoli di una manipolazione del fenomeno: sebbene il riconoscimento di pandemia sia avvenuto l’11 marzo, già teorie complottiste e disinformazione si stanno scatenando sul Web coinvolgendo non pochi attori dello scacchiere internazionale.

Per quanto riguarda il lato delle operazioni ibride cinetico-mediatiche, il COVID-19 e la sua gestione segnerà inevitabilmente la nostra percezione del rischio, in particolare nei confronti dei pericoli CBRN (Chemical, Biological, Radiological, Nuclear) e ovviamente del bioterrorism. Il forte segno che questa pandemia imprimerà nella memoria collettiva verrà quindi utilizzata dai vari attori dello scacchiere internazionale, comprese le organizzazioni terroristiche come IS. Dal punto di vista della minaccia questo potrebbe implicare un maggior ritorno propagandistico derivante da attacchi non solo di tipologia bioterrorism (ad esempio contaminazione di cibo e acqua[7]) ma anche contro bersagli quali strutture ospedaliere e personale sanitario: situazione già vista – mutatis mutandis – contro alcuni operatori sanitari impegnati nella lotta all’Ebola nella Repubblica Democratica del Congo.  Nel caso in cui il contagio dovesse estendersi in numeri importanti anche nelle aree delle wilayah (province) di IS, è possibile che il gruppo si trovi a dover operare fondamentali scelte tattiche ma anche strategiche. Prendendo ad esempio i diversi teatri africani (come il “Sahel allargato” dove IS sembra consolidarsi), il gruppo dovrebbe scegliere se predare sulle comunità o se offrire loro assistenza, se approfittare del fenomeno per infierire contro le forze pubbliche o se sospendere le ostilità per difendersi al pari di ogni organizzazione[8]. La necessità di gestire la minaccia di COVID-19 i suoi fallout economici, politici e sociali potrebbe rivoluzionare gli scenari locali, internazionali e transnazionali, facendo “saltare il tavolo” e portando a convergenze più o meno forzate prima assai improbabili tra i vari attori oppure, al contrario, a esasperazioni di tensioni interne e a un inasprimento dei conflitti.

[1] Le “direttive religiose”, seguite ad alcune riflessioni emesse nelle edizioni precedenti del settimanale IS al-Naba, consistono essenzialmente in 7 indicazioni supportate da riferimenti religiosi. In forma essenziale e semplificata, queste si traducono nell’evitare persone e aree colpite, lavarsi le mani e confidare nel cielo.

[2] Bridget Johnson, ISIS Tells Followers to Pray to Avoid Coronavirus, Slams China Over Outbreak Response, Homeland Security, 10/02/2020, https://www.hstoday.us/subject-matter-areas/counterterrorism/isis-tells-followers-to-pray-to-avoid-coronavirus-slams-china-over-outbreak-response/

[3] Per una rappresentazione visiva della diffusione al 14/03/2020 si rimanda al sito https://www.healthmap.org/covid-19/.

[4] Termine qui leggermente forzato: IS impiega al contrario diverse sfumature per indicare coloro che non sono “veri credenti”, i “miscredenti”, i “falsi sostenitori” e così discorrendo.

[5] Dalla descrizione dell’operazione sul sito dedicato, https://www.eur.army.mil/DefenderEurope/

[6] Non sono disponibili dati attendibili sull’entità del contagio nelle aree dove IS ha le proprie wilayah (province). E’ pacifico

[7] Davide Madeddu, Sardegna, arrestato «lupo solitario» dell’Isis: voleva avvelenare l’acqua, Il Sole 24 Ore, 28/11/2018, https://www.ilsole24ore.com/art/sardegna-arrestato-lupo-solitario-dell-isis-voleva-avvelenare-l-acqua-AEa1w9oG

[8] L’elemento “liquido” di questi conflitti offre anche la possibilità che diverse tattiche vengano adottate in tempi e a livelli diversi a seconda delle situazioni contingenti.