COVID-19: la pandemia nel quadro interpretativo del conflitto ibrido – by Marco Maiolino

Sulla base dei dati forniti dallo European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), ad oggi risultano accertati 416.916 casi di COVID-19 localizzati, in concentrazioni diverse, nelle Americhe, in Europa, in Africa, in Asia ed in Oceania[1] (dati aggiornati al 25/03).

La pandemia virale che stiamo affrontando è una minaccia. È un pericolo diffuso, pervasivo e trasversale all’intera realtà internazionale globalizzata, capace, in potenza, di mettere in crisi, nel breve e medio-lungo termine, ogni sistema – sanitario, politico, economico e sociale – che infetta.

Ampliando la prospettiva e interpretando l’infezione causata da coronavirus all’interno del conflitto ibrido che caratterizza la realtà contemporanea, la minaccia permane e allo stesso tempo materializza finestre di opportunità sfruttabili dagli attori in campo.

La cooperazione internazionale è elemento essenziale per incrementare l’efficacia del contrasto alla pandemia su scala globale e, a sostegno di ciò, il 19 marzo scorso il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, indicando lo stato di guerra contro il virus, ha esortato ad un necessario sforzo di cooperazione globale dichiarando “I call on world leaders to come together and offer an urgent and coordinated response to this global crisis”[2].

Già durante la Guerra Fredda gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica hanno efficacemente collaborato al contrasto della poliomielite[3]; nel 2003, la cooperazione fra USA e Cina ha permesso di fronteggiare più efficacemente la SARS[4], e diversi analisti stanno sostenendo il valore dello sforzo cooperativo nel fronteggiare il COVID-19 come possibile strumento per ridurre tensioni e conflitti[5].

Nel contempo l’impatto del virus è asimmetrico, esso colpisce in tempi e modi differenti sia a livello individuale che sociale: la provincia cinese dello Hubei allenta le misure sanitarie di contenimento[6] mentre, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in Italia il picco dei contagi potrebbe essere raggiunto in settimana[7]. In aggiunta, è ragionevole pensare che l’urto della pandemia possa essere sensibile al contesto specifico all’interno del quale si manifesta, nella misura in cui le particolari condizioni sanitarie (nonché misure), politiche, economiche e sociali contribuirebbero ad amplificarlo oppure a contenerlo. A questo proposito, a livello globale, si teme in special modo per quella moltitudine di contesti fragili e già gravemente danneggiati – come per esempio la Libia o la Siria – dove l’impatto letale e destabilizzante del COVID-19 rischia di essere particolarmente rovinoso[8].

L’asimmetria descritta crea opportunità di avanzamento strategico per chi è in grado e volenteroso di coglierle.

Il caso cinese è emblematico. Il paese è stato il primo a fronteggiare la pandemia e a subirne l’impatto. Sulla base dei dati disponibili e presentati dal ECDC, in Cina il numero di decessi di soggetti affetti da COVID-19 è di 3287 (dati aggiornati al 25/03)[9]; oggi è ancora presto per definire complessivamente il danno economico, che rischia anche di determinare ricadute di natura sociale.

È già possibile osservare che la mastodontica Belt and Road Initiative (BRI), cavallo di battaglia della politica estera del governo cinese, starebbe accusando il colpo[10].

La Cina è anche il primo paese sulla via della ripresa e starebbe tentando di sfruttare le opportunità attualmente offertale dal COVID-19 per rilanciarsi sulla scena globale e sviluppare influenza. Attraverso uno sforzo di soft power capace di unire comunicazione ed azione, è riuscita a:

  • Sviare l’attenzione internazionale dalle sue responsabilità relative alla diffusione dell’infezione, focalizzandola sulla sua capacità di risposta;
  • Proporsi alla comunità internazionale come capofila del supporto al contrasto alla pandemia, sfruttando il vuoto di leadership lasciato dagli USA;
  • Offrire aiuti a diversi paesi colpiti dal virus.

In Italia, sono stati inviati medici, respiratori e tonnellate di forniture ospedaliere. Un aiuto prezioso per il quale il paese ringrazia. Ad uno sguardo più approfondito però, in continuità con il Memorandum of Understanding siglato nel marzo scorso, il supporto fornito potrebbe tendere all’avanzamento anche di altri interessi meno immediati e relativi per esempio, ma nono solo, alle infrastrutture logistiche e digitali del paese. A questo proposito, è interessante riportare che in un recente articolo pubblicato dal The Diplomat, Theresa Fallon (autrice) riporterebbe che “In a recent telephone call with Italy’s Prime Minister Giuseppe Conte, China’s Xi Jinping seized the moment and proposed launching a new “Health Silk Road,” to go together with the existing Belt and Road Initiative”[11].

La Cina, fra gli altri[12], ha anche teso la mano all’Africa, continente che apparirebbe particolarmente vulnerabile all’impatto della pandemia, offrendo un importante sostegno[13]. Sostegno che rischierebbe altresì di esporre il continente a possibili forme di dipendenza[14] sulla falsariga della “Debt-trap diplomacy” allertata in passato da alcuni analisti in relazione alla BRI[15]. Una sorta, questa volta, di “Aid-trap diplomacy”.

Anche la Russia rappresenta un caso interessante, nel paese le infezioni sarebbero 495 (dati aggiornati al 25/03). Dal Cremlino, nell’arco di 3 giorni, sono arrivati in Italia aerei cargo con medici militari, virologi ed epidemiologi, mascherine, ventilatori ed altri dispositivi[16]; l’Agenzia Giornalistica Italia (AGI) ha riportato che l’ambasciatore russo a Roma Sergey Razov avrebbe dichiarato “lo spirito di Pratica di Mare[17] ora acquisisce un nuovo significato, quello di aiutare l’amico popolo italiano, indipendentemente dal contesto politico internazionale”[18]. Di contraltare, gli esperti del Carnegie Center intervistati dall’agenzia di stampa hanno sottolineato che la missione russa in supporto all’Italia, paese Nato, “si inserisce nel solco della tradizione di superpotenza, che (la Russia) intende proseguire”[19],  comunicando la forza del paese ad un’audience sia interna che esterna.

Il conflitto ibrido che caratterizza la realtà contemporanea è pervasivo, diffuso, de-localizzato, interconnesso e partecipato da attori convenzionali e non con armi convenzionali e non. Analizzata all’interno di questo quadro interpretativo la pandemia di COVID-19 materializza minacce ed opportunità delle quali è importante essere consapevoli.

[1] https://www.ecdc.europa.eu/en/novel-coronavirus-china

[2] https://news.un.org/en/story/2020/03/1059752

[3] https://www.foreignaffairs.com/articles/china/2020-03-24/us-and-china-could-cooperate-defeat-pandemic

[4] Ibidem

[5] https://www.crisisgroup.org/global/sb4-covid-19-and-conflict-seven-trends-watch

[6] https://www.corriere.it/esteri/20_marzo_24/coronavirus-cina-luce-fuori-tunnel-hubei-riapre-sue-porte-wuhan-aspetta-fino-all-8-aprile-4788f6e0-6dae-11ea-9b88-27b94f5268fe.shtml

[7] https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2020/03/25/coronavirus-protezione-civile-governo_e69626f3-e2f5-48fe-ae6d-18cca6266693.html

[8] https://www.crisisgroup.org/global/sb4-covid-19-and-conflict-seven-trends-watch

[9] https://www.ecdc.europa.eu/en/geographical-distribution-2019-ncov-cases

[10] https://www.cfr.org/blog/what-covid-19-pandemic-may-mean-chinas-belt-and-road-initiative

[11] https://thediplomat.com/2020/03/china-italy-and-coronavirus-geopolitics-and-propaganda/

[12] http://www.xinhuanet.com/english/2020-03/25/c_138914515.htm

[13] https://www.crisisgroup.org/global/sb4-covid-19-and-conflict-seven-trends-watch

[14] https://www.britannica.com/topic/dependency

[15] https://www.project-syndicate.org/commentary/china-one-belt-one-road-loans-debt-by-brahma-chellaney-2017-01?barrier=accesspaylog

[16] https://www.agi.it/estero/news/2020-03-25/coronavirus-strategia-aiuti-russia-cina-7849284/

[17] A Pratica di Mare sono atterrati gli aerei cargo russi Ilyushin – IL-76MD con gli aiuti per fronteggiare il COVID-19 il 23 marzo scorso e Pratica di Mare è anche stato nel maggio 2002 il luogo dell’incontro dei rappresentanti russi e Nato durante il quale è stato siglato un impegno di collaborazione

[18] Ibidem

[19] Ibid.